Andrea e sua moglie Paola Capodanno 2007Andrea e sua moglie Paola Capodanno 2007

Qualche mese fa ho perduto mia moglie dopo una lunga malattia. Ho scritto mia moglie, ma forse avrei dovuto dire la mia compagna di vita, una vita che abbiamo trascorso insieme dai tempi del liceo, percorrendo gli stessi studi, lavorando insieme, vivendo insieme e tanto altro. Per me è stata una perdita enorme e molto dolorosa, un dolore che è tutt’ora presente dentro di me, ma che sento via via attutirsi attraverso il “lavoro del lutto”. È questa un’espressione che tutti conosciamo, che tutti usano a volte anche senza conoscerne in pieno il significato.

Andrea e sua moglie Paola
Andrea e sua moglie Paola

Sono stato stimolato a dare un contributo in tal senso e mi piacerebbe parlarne dando un mio concorso di conoscenza, purtroppo diretta e non solo teorica, di questo meccanismo psicologico. Questo forse mi costringerà a fare a volte riferimenti alla mia vicenda personale, cercherò di essere parco in tale aspetto e di mantenermi su un livello più generale senza usare termini difficili o troppo specialistici.

La vita è una strada piena di curve e rettifili, di salite e discese, di percorsi tra i più vari e diversi tra loro, ma in fondo compare sempre il traguardo.

A volte all’improvviso, tanto che uno lo passa senza neppure accorgersene, altre invece lo striscione si vede da lontano, così che tutto è chiaro da tempo.

Ma arrivare a varcare quel traguardo è sempre un riassunto, un sunto del tempo passato e finito. Che si tratti di un tempo passato senza costrutto o di una serie di realizzazioni, un bilancio definitivo si impone e capita che spesso questo compito tocchi a chi rimane.

Le società commerciali a cui la legge impone di pubblicare i bilanci annuali relativi alla loro attività hanno di solito sei mesi di tempo per farlo. C’è bisogno di tempo per organizzarlo, per raccogliere i dati e metterli in ordine. Così capita anche con i bilanci ben più complicati che misurano e descrivono le nostre esistenze, c’è bisogno di tempo, c’è bisogno che cali il dolore, che il lutto riesca a fare il proprio lavoro. Ma è altrettanto chiaro che coloro che rimangono e che hanno il compito di tracciare con i loro ricordi la parabola esistenziale di chi ha finito la corsa, in genere sanno già com’è andata.

Chissà se anche il protagonista sarà in qualche modo coinvolto in una simile attività su sé stesso, oppure sarà ormai svincolato da queste faccende così umane?

Noi siamo forse un po’ ossessionati dal problema del tempo che ci costringe a incasellare attività, cose, rapporti, giudizi e tanto altro (quasi tutto) in spazi temporali, ma di un tempo matematico che con il suo ticchettio ci corre dietro e non ci lascia immaginare dimensioni diverse, più elastiche o addirittura così inimmaginabili che, appunto, non possiamo neppure concepire.

Se le nostre vite ad un certo punto, sorpassato quel traguardo, entrassero in dimensioni temporali diverse? Se scorressero parallele ma con ticchettii asincroni o con flussi qualitativamente diversi?

Ipotesi fantasiose – diranno in molti – e forse con ragione, ma neppure del tutto escludibili.

Forse in quel “neppure del tutto” c’è uno spiraglio di speranza da non uccidere subito e per sempre.

Queste riflessioni di una fredda domenica di febbraio che poggiano su stati d’animo in leggera risalita rispetto a quelli quasi privi di speranza di qualche tempo fa, sembrano banali e magari sciocchi, ma in realtà si appoggiano su un importante lavoro fatto in questi mesi e che, senza volerlo descrivere nel dettaglio, si può sinteticamente definire come il lavoro del lutto.

Proverò a scrivere qualcosa a tal proposito, cercando di mettere a disposizione di un pubblico più largo il lavoro fatto e le riflessioni che ne scaturiscono.

Mi piacerebbe farlo con metodo descrivendo passaggi, incontri e pensieri.

Andrea Friscelli

Sienasociale.it ospita con estremo piacere le riflessioni del dottor Friscelli che ringraziamo per la disponibilità. Andrea Friscelli, psichiatra e psicoterapeuta ha lavorato per molti anni nel servizio di Psichiatria della locale ASL, è tuttora attivo anche nel Terzo Settore cittadino come fondatore della cooperativa sociale La Proposta (Orto de’ Pecci) di cui è stato per lunghi anni il presidente. Negli ultimi anni ha pubblicato alcuni libri e si dedica alla riflessione sui fatti felici o dolorosi della vita.

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