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in questa sezione sono presenti gli Articoli che raccontano le storie dei nostri Amici e Volontari che ci hanno lasciato

Ecco chi era Lorella. Oggi 80 bambini la ricorderanno

Lorella Bencini, era una donna giovane, e non tanto per l’anagrafe, quanto per la passione, il coraggio, il desiderio di vivere. Vivere come? Il suo stile di vita era improntato soprattutto alla relazione, la prossimità agli altri. Presso gli impianti sportivi “Custoza” di Siena, oggi, la ricorderemo in occasione del torneo di calcio che vedrà protagonisti bambini anno 2015. 4 squadre coinvolte. Il tutto per dare una mano a QuaViO odv (Qualita’ della Vita in Oncologia). In più, un’attesa amichevole dei ragazzi anno 2013. Apprezzati i  sostegni di Anioc, Pubblica Assistenza e Codini e Occhiali. 

Senza narcisismi o pietismi. Aveva scelto una professione che rappresentava appieno la sua vocazione di aiuto, di servizio a chi si trovasse in stato di bisogno. Il suo tratto caratteristico era la sincerità, la ruvidezza, la generosità incondizionata. Era incline ad andare su tutte le furie di fronte a un’ingiustizia, oggettivamente o soggettivamente riscontrabile. Bisognava lasciar passare la bufera. Dopo tornava il sole che lei sapeva essere.

Non era di quelle persone con le quali si poteva confrontarsi da posizioni ideali, a volte ideologiche, opposte. Però Lori non covava rancori, perché non si lasciava dentro neppure un ombra dei bocconi che non le piaceva.

Risputava tutto con una veemenza che, più di irritarmi mi stupiva e mi inteneriva. Mi sembrava uno di quei bambini sfacciatamente coraggiosi e incondizionabili, che vanno a petto aperto, testa alta e braccia tese pronti a battersi per la difesa di un amico, più che di se stesso.

Anche la sua voce di addiceva ai suoi tratti caratteriali, colore scuro, tonica, a un volume né timido e incerto, né sfacciato.

Lorella, se dovessi rappresentarla con dei colori, la vedrei con quelli caldi e scuri ma anche con un bell’azzurro di cielo.

E sono sicura che , proprio da cielo, Lorella sorridera’ osservando i ragazzi di US Marciano Robur, Luigi Meroni, Policras Sovicille squadra A, Policras Sovicille squadra B, US Marciano Robur 2013 e G.S. Alberino ASD.

Ringrazio chi ci ha aiutato:  Anioc Siena (Associazione Nazionale Italiana Onoreficenze Cavalleresche nella persona della delegata di Siena Maura Marchionni), Pubblica Assistenza Siena, Codini e Occhiali che ha preparato “un’autentica piccola magia” per questi atleti in erba.

Uno speciale grazie al presidente di US Marciano Robur ASD, Massimo Ricucci, e a tutti i suoi collaboratori e tutto il senso della mia gratitudine al gruppo “principi e fate #sassisorrisovaldelsa” che donera’ ad ogni bambino, come ricordo della giornata, un esclusivo sasso dipinto a mano. 

Tutto per Lorella. 

Vanna Galli (presidente di QuaViO odv)

( Ed ecco gli autori delle piccole opere d’arte : Alina Lucia Bonetti, Barbara Cubattoli , Cristina Cannas , Emanuela Senesi , Ilaria Giubbolini, Iva Martini, Laura Gaito, Liliana Vanni, Luciana Bettini, Mirella Bruni, Paola Buzzichelli , Paolo Biagiotti, Roberta Provvedi , Roberto Fondelli , Rosetta Misuraca, Simona Piergentili , Simona Provisionato, Sonia Salvadori, Sandra Falorni)

Angelica Chiavacci: oggi i funerali

Angelica Chiavacci nata a Firenze il 2 gennaio 1935. Morta a Siena il 19 maggio 2023. Lo apprendiamo dalla pagina Facebook ufficiale della nostra Arcidiocesi che precisa:

A lungo direttrice della Compagnia delle Figlie di sant’Angela Merici di Siena seppe promuovere alla fine del 1999 e gli inizi del Duemila il restauro del palazzo di Via Banchi di Sotto, sede della Compagnia e il traslazione della salma della serva di Dio Bianca Piccolomini Clementini dalla cappella della Villa di Santa Regina alla chiesa di san Martino in vista del processo di beatificazione.
Promosse inoltre una missione in Brasile (nella favela di San Paolo) sostenuta dalla Compagnia senese e da persone di buone volontà di Siena dove istituì una “Casa de Crianca Santa Angela Merici” favorendo molte adozioni a distanza.
Era la sorella di Monsignor Enrico Chiavacci, a lungo docente di Teologia Morale nella facoltà teologica dell’Italia centrale e autore di importanti testi in materia.
Le esequie saranno celebrate martedì 23 maggio alle ore 9,00 nella cappella interna della Villa di Santa Regina. La salma sarà tumulata a Firenze”.

Laika al funerale del suo padrone

L’ultimo desiderio di Alvaro: la storia di Laika oltre la morte

Stamattina ho portato Laika al funerale del suo amato proprietario”.  Così comincia il post di Ilaria Fagotto, un’artigiana orafa di Augusta che già dalle prime parole scambiate, mi trasmette il suo immenso amore per gli animali, raccontandomi una storia di solidarietà e altruismo. Ilaria è Presidente nazionale L.A.I. Lega Antispecista Italiana che da sempre ha a cuore il bene dei cani soprattutto di quelli abbandonati

Nel 2021 viene taggata su Facebook da alcune volontarie che avevano letto un messaggio di Alvaro di Siracusa scritto in un momento estremo della sua vita: “Vi prego, sono in ospedale e sto per morire, mia moglie ha la 104, qualcuno si prenda cura della mia cagnolina, non voglio che finisca in un canile, mi rimane poco tempo da vivere, per favore …aiutatemi”.

Laika

La sensibilità di Ilaria viene colpita, tanto che decide di adottare Laika – il nome della cagnolina – e portarla a vivere con sé. Chiama quindi Alvaro per rassicurarlo e promettergli che non mancheranno l’amore e la cura e che per nessun motivo al mondo, la piccola verrà mai portata in canile.  “Il giorno dopo averla presa decido di effettuare una video chiamata per tranquillizzare Alvaro e fargli vedere che la cagnolina stava bene; lui è felicissimo! Ci diamo appuntamento telefonico per l’indomani e ci salutiamo. Purtroppo, a distanza di poche ore il quadro clinico si aggrava e dopo poco vengo informata dalla figlia, che Alvaro è deceduto; dopo un iniziale senso di smarrimento ho capito che ero arrivata in tempo per regalargli un ultimo sorriso visto che il futuro della sua Laika era per lui, un pensiero fisso e costante”.

Il giorno del funerale di Alvaro tutto il quartiere è presente per l’ultimo saluto al caro concittadino; Ilaria decide di portare anche Laika che, contro tutte le aspettative, non solo viene invitata dal parroco ad entrare in chiesa, ma anche chiamata ad assistere alla funzione accanto al suo padrone. La commozione dei presenti continua anche fuori dalla chiesa quando Laika si avvicina con le zampe alla bara di Alvaro come per avere un ultimo contatto con colui che l’aveva presa ancora cucciola in un canile, salvandola da chissà quale vita travagliata.

Laika al funerale di Alvaro

Una storia toccante quella di Alvaro che, consapevole del poco tempo a disposizione avendo una malattia ad uno stadio terminale, si è preoccupato di non lasciare la sua compagna a quattro zampe senza più un affetto stabile. Un amore con la A maiuscola, un amore incondizionato ed altruista che anche di fronte alla morte, non ha avuto cedimenti.

Da allora Laika vive serenamente con Ilaria ed altri cani che lei salva da situazioni violente, di randagismo o addirittura recupera dai cassonetti della spazzatura, buttati come immondizia come se non avessero il diritto alla vita.  Ogni tanto la nostra amica fa sentire la voce registrata del suo padrone alla cagnolina che lo ascolta tranquilla e appena può, la accompagna dalla moglie di Alvaro a Siracusa per un nostalgico saluto e tante coccole.

L’impegno di Ilaria ed il suo ammirevole gesto meritano un aiuto da tutti coloro che desiderano cominciare ad amare un “pelosetto”: i cani salvati, curati e vaccinati dall’associazione possono essere accompagnati in tutta Italia per l’adozione. Pensiamoci!

Cucciolo di due mesi e mezzo, in cerca di adozione

Ringrazio Ilaria per la dedizione, la passione e l’amore incondizionato che dona ogni giorno ai nostri amici a quattro zampe, salvandoli da un destino certamente angoscioso ed infelice.

Per aiutare Ilaria e/o avere informazioni sui cuccioli da adottare

LA.I. Lega Antispecista Italiana- Guardia Nazionale | Facebook

Stefania Ingino

“Noi ti diremo ciao, mai addio”: Maura ti siamo vicini

E ti accoglieranno con i calici alzati. Alcuni di codesti affetti ti abbracceranno. Noi ti diremo ciao, mai addio” queste sono le parole che Maura Martellucci, elemento importante della squadra di Sienasociale.it, affida a Facebook al fine di offrire l’ultimo saluto alla cara zia.

Tutta la redazione si stringe a Maura e porge, a lei e alla sua famiglia, sentite condoglianze.

“HOPHOPE”: sostegno alle donne in memoria di Giuditta

Voglio parlavi di un’associazione meravigliosa che si chiama HOPHOPE. Nel nome già si intuisce la finalità: “HOP” è un’esortazione a muoversi, per andare verso la speranza “HOPE”. Camminare per vivere, camminare per non smettere di sperare.

Questa è stata più o meno l’idea di Giuditta Parisi che, nel 2017, ha fondato questa associazione inizialmente formata da un gruppo di amiche di San Quirico d’Orcia e di Montalcino che hanno deciso di chiamarsi “Hophope” per promuovere la sensibilizzazione alla prevenzione del tumore al seno, e che adesso conta molte partecipazioni.

Raggiungo telefonicamente Giusy Bruno una delle attivissime referenti del sodalizio che, con gioia, condivide la sua esperienza: “la nostra finalità è creare un punto di riferimento sul territorio, promuovere la sensibilizzazione alla prevenzione e uno stile di vita sano. Per questo motivo organizziamo mensilmente delle camminate per promuovere l’attività fisica e la “fruizione” consapevole della bellezza della natura, elementi che consideriamo fondamentali per una vita sana e anche per la guarigione”.

Poi la  novità. “Quest’anno facciamo anche un corso di cucina con una nutrizionista nel quale eseguiamo la ricetta e la degustiamo insieme. È un momento di condivisione piacevole e nello stesso tempo interessante. Ci sono stati già due appuntamenti ad aprile e maggio: ci sarà il terzo appuntamento il 15 Settembre. Per poi arrivare ad ottobre il mese della prevenzione dove sarà approfondito il tema “mangia bene vivi sano“.

Purtroppo, Giuditta la fondatrice dell’associazione, è venuta a mancare qualche anno fa, la sorella, Carlotta Parisi grande artista, continua a portare avanti assieme a tutta la sua famiglia progetti ed idee in ricordo di Giuditta e dice: “per me e la mia famiglia è molto importante che queste ragazze portino avanti l’associazione HOPHOPE creata da mia sorella, perché camminare a fianco a loro è come continuare a camminare insieme a Giudy, lei è sempre con noi!

A Montalcino, presso il Centro Chelucci in via Mazzini n.6 negli spazi dell’associazione HOPHOPE, ogni anno viene dedicato un evento in onore di Giuditta Parisi.

Quest’anno ospita una mostra storica ideata da Annibale Parisi, il padre, dal titolo “Ultima e forte rocca. L’eroica illusione dell’ultima Repubblica”, che descrive un evento molto caro ai montalcinesi, l’assedio della città e la fine della Repubblica senese in Montalcino: resterà aperta fino al 21 maggio.

VI RICORDIAMO GLI APPUNTAMENTI ASSOCIATIVI

“Mangia meglio, vivi a lungo” CORSO DI CUCINA

15 Settembre

Presso Teatro Orcia (ex Casa del Popolo) San Quirico d’Orcia (SI)

“Ultima e Forte Rocca” MOSTRA

FINO AL 21 maggio

Stanza HopHope _ Presso Centro Chelucci in via Mazzini n.6 Montalcino (SI)

Telefonare per appuntamento

 HOP HOPE CamminiAMO insieme su Facebook 

Ringrazio Carlotta Parisi e Giusy Bruno per la condivisione e la gentile disponibilità.

Giulia Meattini 

No al “Cantarmaggio” quando a Siena era proibito cantare per solidarietà

Nel 1717 viene vietato il “Cantar Maggio” per richiedere le elemosine: il no alle contrade, alle confraternite e ai luoghi pii (anche se l’tento era benefico e di aiuto)

Li chiamavano “poveri vergognosi” perché, non essendo nati straccioni e miserabili, si vergognavano a chiedere l’elemosina e a mettere il piazza le loro vite bombardate. Erano state una malattia; un tracollo della bottega; un figlio in più che non si poteva mantenere; una figlia che dovevi svenarti per farle la dote; un accidenti quale che fosse che li avevano buttati ai margini. Ma non si poteva trattarli come nulla fosse. Si doveva assisterli. E lo si faceva con discrezione. Nascevano compagnie apposite: quella senese di fine Quattrocento era la Compagnia di Sant’Onofrio dei Poveri Vergognosi e confluì in quelle che poi si chiamarono Pie Disposizioni. Oppure la Compagnia Laicale di Sant’Anna dei Ciechi e Stroppiati, fondata, nei primi decenni del ‘600 tra i poveri ciechi e storpi, maschi e femmine allo scopo di assistere proprio tutte quelle persone che oltre a vivere in povertà avevano gravi handicap fisici. Ci si potrebbe riconoscere parti delle persone che oggi chiamiamo “fragili” e che vengono assistite in ambito sociale da cooperative apposite o da associazioni di volontariato. Che c’entra, direte, con il Cantarmaggio?

C’entra e oggi vi “tocca” un po’ di storia. L’11 maggio del 1717, infatti, il Concistoro del Comune di Siena emana un bando in base al quale proibisce non solo alle Contrade, ma anche alle Confraternite e ai luoghi pii di “Cantar Maggio”, sia di giorno che di notte. Un primo divieto era già stato emanato il primo maggio 1701 dato che, a causa della mancanza di precise delimitazioni territoriali, scoppiavano continue liti tra i vari gruppi di cantori che si incontravano per le vie cittadine a cantare gli stornelli che inneggiavano all’arrivo della Primavera per ottenere, in cambio, questue e elemosine.

Del resto i contradaioli fin dal XVI secolo erano soliti “Cantar Maggio” per le strade del proprio rione per ricevere elemosine destinate, ad esempio, a dire messe in suffragio dei contradaioli defunti (per le “po’r’anime del Purgatorio” è la locuzione popolare e vernacolare con le quali, per secoli, vengono definiti i morti), oppure, talvolta, addirittura per finanziare la costruzione o l’arricchimento dei propri oratori (vedi la richiesta fatta dal Nicchio, proprio nel 1701, o la Tartuca, o, la Pantera). Allo stesso modo membri di Confraternite e Compagnie laicali giravano per le stesse strade, con gli stessi canti a richiedere questue per i proprio scopi benefici. Tra l’altro il permesso veniva chiesto all’Arcivescovo e da lui doveva venire il placet per procedere al giro di richiesta delle elemosine.

Un manoscritto della fine del XVII secolo, conservato nella nella Contrada della Pantera, riporta moltissimi stornelli e dimostra come si possono coniugare gli elementi rituali antichi e attinenti alla cultura agraria e contadina con il livello lessicale e stilistico più vicino al mondo cittadino e i senesi si convinsero della bontà della Maggiolata come mezzo utile per raccogliere fondi. Ma a questa altezza temporale erano più le zuffe che le opere di bene per cui il rito del Maggio venne “rimandato fuori dalle mura” e in città si dovette trovare un altro modo per ottenere i fondi necessari per i propri scopi benefici, siano stati laici, siano stati religiosi o contradaioli.

Maura Martellucci

La morte di un figlio regala l’amore assoluto. La storia di Valentina

Oggi incontriamo Valentina Cappelli, una donna forte e caparbia alla quale ho chiesto di raccontarci la sua esperienza in occasione della Festa della Mamma che si celebra oggi, 14 maggio. La sua è una testimonianza di quelle che nessuna mamma vorrebbe mai vivere e che lascia ferite aperte e sanguinanti per sempre, perché il dolore della perdita di un figlio non vedrà mai cicatrici alcune. Nonostante tutto lei è riuscita a rialzarsi e a ridare un senso alla sua vita, rinascendo per la seconda volta. 

14 maggio, Festa di tutte le Mamme.  Matteo, Tommaso e Lorenzo. Questo il nome dei miei tre figli. Matteo e Tommaso hanno 12 anni di energia pura, di vitalità, di spensieratezza. Lorenzino avrebbe avuto 13 anni esattamente tra un mese. Sarebbe stato un adolescente ribelle, in attesa del primo motorino, farebbe i conti con il primo amore, i brufoli, la sigaretta fumata di nascosto e la ricerca viscerale di libertà. E io l’avrei protetto, da tutti, da tutto e da me. Lorenzo per l’anagrafe smette di respirare il 5 Aprile del 2010, io festeggio il suo compleanno il 4, ultimo giorno in cui l’ho sentito muovere dentro di me. Questa data rappresenta uno spartiacque nella mia vita”.

Il 5 Aprile del 2010 Valentina muore e nasce un’altra Valentina, una donna diversa, con un fardello di dolore che la piega, la rende complessa e complicata, una donna che ha dovuto imparare a sopravvivere ad un mondo che andava avanti, nonostante tutto, senza il suo Lorenzo.

Perdere un figlio è la cosa più innaturale e disumana che può succedere ad una persona. Resti corpo, ma perdi l’anima. Scopri il significato di una voragine che ti squarcia il petto ed entri in simbiosi con quel vuoto, il suo vuoto, che io ho difeso e difenderò fino alla fine dei miei giorni.  La mia storia è abbastanza conosciuta. Ho lottato per rendere giustizia a Lorenzo e l’ho fatto con tutte le mie fragili forze, perché era l’unica cosa che potevo fare per lui. Non potevo riscaldarlo e per anni mi sono svegliata nel cuore della notte pensando che avesse freddo là, dove si trovava. Non potevo accudirlo, non potevo consolarlo. Il suo pianto è stato l’incubo ricorrente delle mie notti per anni ed è una sensazione soffocante quell’impotenza. Mi cercava, continuo ad esserne certa”.

La nascita dei suoi fratellini non è stata facile. Per quanto fossero desiderati e amati mi sono concessa a loro, con il tempo. Ho dovuto capire che amare loro non equivaleva ad amare meno lui. Che il posto di Matteo e Tommaso non era il posto di Lorenzo. Che quel vuoto, che aveva cominciato a farmi compagnia non volevo e non dovevo riempirlo con nient’altro. Doveva restare vuoto e continua ancora oggi ad essere “vuoto”. Quando ho compreso questo mi sono appropriata del ruolo di mamma, mi sono concessa di amarli smisuratamente e ho continuato a portare avanti la battaglia per il riconoscimento del diritto di Lorenzo di essere riconosciuto come un figlio a tutti gli effetti, se pur mai nato. Sono diventata il punto di riferimento di altre mamme che non hanno avuto la forza e la possibilità di “urlare” quanto ho urlato io ed ho trasformato quel dolore in energia positiva

Il mio augurio oggi va a tutte le mamme, a quelle che hanno la fortuna di stringere i loro figli e a quelle che il figlio lo portano nel cuore, non abbiate paura di piangere, è da quella sofferenza che si trova la forza di ricominciare. Ascoltatevi, datevi tempo, raccontateviE una carezza va al mio al mio Lorenzo, la mamma grazie a te ha conosciuto il valore assoluto dell’amore”.

Carissima Valentina, personalmente desidero ringraziarti di cuore per il tuo racconto e per la fiducia che mi hai voluto riconoscere, raccontandoti. Buona festa a te e a tutte le mamme del mondo.

Stefania Ingino

Lorella Bencini era volontaria QuaViO

Giornata internazionale dell’infermiere: QuaViO ricorda Lorella

Il 12 maggio si celebra la Giornata internazionale dell’Infermiere. Con una lettera la presidente di QuaViO, Vanna Galli, ricorda in questa giornata Lorella Bencini, infermiera e consigliera in associazione. Una stimata professionista, amante del suo lavoro e punto riferimento da molti anni per i pazienti ed i colleghi, venuta a mancare lo scorso anno.

Buongiorno Lorella, così mi è spontaneo salutarti, come quando ti incontravo in sede e tu mi rispondevi con il tuo “Ciao”, sempre un po’ di fretta perché il tempo non ti avanzava mai. Lo divoravi nel tuo occuparti di tante cose, di tante persone, per l’esattezza. La tua giornata era vissuta intensamente in cardiochirurgia, a prenderti cura dei tuoi pazienti e dei colleghi, come rappresentante sindacale. In famiglia, con Guido, marito ammirato, rispettato, amato, senza smancerie e sentimentalismi ma con una profondità e serietà rare. Il tuo tempo di vita era speso nella cura degli affetti familiari, la mamma, donna forte, che aveva dato e ancora dava indirizzo di valori e di percorsi, il ricordo del padre, per la morte prematura del quale eri ancora arrabbiata con il Padreterno, a cui poco credevi, ma che, casomai ci fosse, attaccavi con fiammate di fuoco. E poi c’erano i tuoi malati, le persone che per scelta caldamente umana, generosa, paziente, coraggiosa hai accompagnato alla fine della vita per quasi venti anni. Per loro tu eri sempre pronta a fartene carico, di qualsiasi servizio avessero bisogno. Sei stata una Volontaria con la V maiuscola. Tu, pur essendo infermiera qualificata, oltre che diplomata, non ti sottraevi, mai, al servizio di cure igieniche, se questo era il bisogno, così come ad altre attività, di tipo domestico, come quella volta che insieme abbiamo aiutato il giovane di Rosia, solo, che aveva bisogno di persone come te e come altre di noi che gli pulissero casa, preparassero da mangiare e avessero anche voglia di accompagnarlo col canto mentre suonava la chitarra. Ma eri anche quella che con gioia faceva la parrucchiera e la barbiera, e per di più bene, mentre tessevi relazioni profonde e durature.

Ma se queste attività ti distinguevano per generosità, per sincerità , tu eri l’infermiera che si adoperava per le trasfusioni domiciliari così come per lunghi anni ti eri impegnata a fare le terapie infusionali, allorché alla QuaViO, per convenzione, competeva la presa in carico dei “nuclei fragili“, di quelle persone sole, cioè, che non potevano essere curate a domicilio dalla sanità pubblica, non avendo la presenza di un care giver.

Tu eri presente, in QuaViO, anche quando eri assente. La tua energia di vita arrivava da lontano. Sono fortunata ad averti incontrato, tu un po’ rustica, spigolosa, ma così partecipe al dolore umano e alla sorte del prossimo, così sensibile senza darlo a vedere e così fragile nella tua malattia. Fragilità che non ti ha impedito neanche nel momento più difficile da affrontare, durante il tuo ricovero per il trapianto, non ti ha impedito, dicevo, di starmi vicino e darmi ogni sera notizie di mio figlio, operato nel tuo reparto.

Cara, carissima Lorella, mi manchi e ti ho così viva nel cuore che l’emozione è straripante. A noi resta di non dimenticarti finché avremo le forze. 

“Non ci siamo mai domandati perché sia successo proprio a noi”: la memoria di Matteo e’ altruismo

Questa è stata un’intervista tra le più toccanti finora realizzata, sebbene Maurizia ed Egidio Patrizi abbiano fatto di tutto per mettermi a mio agio e non farmi sentire “di troppo” nel loro dolore immenso. Matteo, loro figlio, se ne è andato il 7 dicembre del 2021 a causa di un incidente stradale, a soli 32 anni. Un incidente anomalo ma probabilmente predestinato – per chi crede nel destino – poiché tante coincidenze e tanti fatti accaduti prima e dopo, non avrebbero altrimenti un senso logico e razionale.

 

Non ci siamo mai domandati perché sia successo proprio a noi” mi raccontano i genitori “e non abbiamo mai inveito contro nessuno, nonostante avremmo legittimamente avuto la facoltà di farlo; probabilmente doveva andare così… il caso non esiste ed abbiamo accolto questo immenso vuoto, riempiendolo di insegnamenti e trasformandolo in una seconda vita; siamo sicuri che Matteo ci stia guidando e ci stia dando la forza di andare avanti. E sarà fiero e felice di ciò che stiamo costruendo”.

Dopo la sua morte e per volere dei genitori, nasce l’associazione benefica a lui dedicata con lo scopo di donare più attenzione al prossimo. Costituita nell’ottobre del 2022 l’associazione si è subito attivata individuando realtà e persone direttamente impegnate nel sociale grazie al supporto e all’affiancamento del prof. Mauro Barsi del Progetto Agata Smeralda Odv, già presente nel mondo del sociale da ben trentun anni.

Da allora sono già stati fatti dei grossi e concreti interventi come l’aiuto e il sostegno al terribile terremoto in Turchia, donazioni al Progetto La Fonte di Sesto Fiorentino per l’acquisto di un forno a bassa temperatura ed un frigorifero, supporto a progetti educativi e professionali rivolti anche a persone con disagi psicofisici, collaborazione con altre associazioni del territorio.

Il prossimo evento sarà nei giorni 4 e 5 maggio, in collaborazione con la scuola di Scienze Aziendali e Tecnologiche Industriali “Piero Baldesi” di Firenze che Matteo aveva frequentato. Il progetto vedrà coinvolti gli studenti dell’Istituto, chiamati a presentare un piano di lavoro concreto, atto a risolvere problematiche giovanili quali la dipendenza da sostanze, la dipendenza da Internet, l’abbandono scolastico, il bullismo ed i disturbi alimentari. Maurizia ed Egidio metteranno a disposizione una borsa di studio intitolata al figlio Matteo, che verrà donata al gruppo più meritevole.

 

Matteo era un ragazzo affabile, accogliente, che insegnava a vedere gli accadimenti sotto altri punti di vista e ascoltava tutti senza mai esprimere giudizi; era una persona riservata e noi stessi abbiamo scoperto la qualità di ascolto di nostro figlio dopo la sua scomparsa; i suoi amici, tuttora, rimpiangono la meravigliosa persona che era e le qualità di cui era ricco”. Gli stessi amici che fin da subito si sono stretti intorno al dolore dei genitori supportandoli sia a livello emotivo e sia a livello pratico quando hanno saputo della nascita dell’associazione. “Per noi sono preziosi, oltre che per ricordare il nostro unico figlio, anche per portare avanti le nostre iniziative usando un linguaggio giovane, mirato ai giovani; pensi che mi sono iscritto sui social ed ho imparato ad usare Facebook – mi racconta Egidio sorridente – cosa che non avrei mai pensato di poter fare!”.

I genitori di Matteo tengono a precisare che la nascita dell’associazione mira ad aiutare realtà concrete, collaborando con le istituzioni sociosanitarie che ritengono meritevoli, evitando volutamente quegli enti benefici che per loro natura hanno sovrastrutture ingombranti e farraginose.

 

“Trasformare il dolore in opportunità e gioia per gli altri” è il motto dell’associazione Matteo Patrizi. Un insegnamento caro e prezioso che porteremo con noi. Nel frattempo, Egidio è dovuto uscire per un appuntamento, quindi concludo la chiacchierata ringraziando infinitamente Maurizia per avermi accolta, aprendomi la porta di casa (anche se solo telefonicamente) ma soprattutto il cuore.

Ciao Matteo, ovunque tu sia… E sii fiero dei tuoi genitori!

Per ulteriori informazioni: info@associazionematteopatrizi.it

Stefania Ingino

Arturo Pratelli quando sono vinco

Associazione Arturo Pratelli: preziosa memoria di un figlio tifoso Robur

Sabato 6 maggio, dalle 20 alle 18, il tesseramento 2023 per l’associazione Arturo Pratelli. Tutti presenti al banchino di via Pianigiani

L’associazione Arturo Pratelli non e’ un sodalizio comune, ha qualcosa di speciale. Sicuramente la grande forza di un padre (Vincenzo) che, per amore di un figlio strappato alla vita troppo presto, decide di trasformare il dolore in ricordo e la nostalgia in solidarieta’.

Ma non e’ tutto. Dietro l’associazione c’e’ il popolo della Robur: quello bianconero che, ad ogni partita casalinga, non smette di scandire forte nell’aria quel nome “Arturo Pratelli”. Che si vinca o che si perda, il cuore del ragazzo batte proprio lì tra tanti cuori della curva.

Ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere Vincenzo Pratelli nell’ambito del torneo di calcio solidale “QUAndo aiuto VIncO” in memoria di un altro grande tifoso del Siena, Francesco Cairola, e a sostegno di QuaViO odv associazione di volontariato senese che si occupa di malati oncologici e loro famiglie nell’ultimo ma fondamentale tratto della vita. Ho apprezzato l’impegno disinteressato, il desiderio di fare del bene, la voglia di sostenere i fragili. Per tutto questo sono convinto che la “missione” di Vincenzo nel ricordare, in questo modo, Arturo sia lodevole e portatrice di un messaggio dirompente: il lutto puo’ trasformarsi in qualcosa di prezioso. 

Perche’ Arturo era prezioso:  figlio, amico, tifoso e ricordarlo onora la memoria e fa sentire quel padre meno solo.

(nella foto tifosi Robur durante l’evento “QUAndo aiuto VIncO” del novembre 2022)