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Volontari ANPAS a Conselice, quel battito che ha fatto la differenza

Da Conselice, uno dei comuni più colpiti dall’emergenza maltempo in Emilia-Romagna, arriva una bella storia di vita e volontariato grazie ai volontari ANPAS Zona Senese.

Possiamo sempre fare qualcosa.

È il motivo per cui ci siamo e ci formiamo da volontari. È il motivo per cui siamo pronti a partire quando si mette in moto la macchina dei soccorsi per un’emergenza come quella in Emilia-Romagna. “Esserci” fa la differenza.

È stato così ieri sera a Conselice, quando tre volontari ANPAS Zona Senese si sono trovati ad intervenire per un arresto cardiaco e quel cuore ha ripreso a battere.

Oggi tutti i nostri cuori sono sintonizzati con quel battito che ha fatto la differenza.

Oggi tutti siamo veramente orgogliosi di esserci.

Emilia Di Gregorio 

“Sarrocchi”, volontariato in contrada e scrittura: il senese Fabbrini si racconta

Piero Fabbrini, classe 1988, professore di lettere alle scuole superiori, quest’anno al Sarrocchi di Siena, padre di un bambino di cinque anni, Capitano della squadra di calcio del Mazzola che milita nel campionato di eccellenza, allenatore nella Società Trieste, associazione sportiva della Contrada dell’Oca, all’interno della quale è anche attivo come addetto ai giovani, e ora anche scrittore di romanzi. Conosciamo questo senese impegnato su “tanti fronti” che un fronte lo racconta.

Lo incontro all’indomani della presentazione del suo secondo romanzo, “Un altro paradiso”, edito dalla casa editrice Albatros, e per prima cosa gli chiedo quale, di tutte le attività che pratica, lo rappresenta di più.

Ad essere sincero, tutte queste attività mi rappresentano bene, ma quella che pratico da maggior tempo è il calcio. Avevo solo cinque anni, quando ho iniziato a dare i primi calci al pallone e ancora non ho smesso. Diciamo che è una passione storica. Però anche la Contrada dell’Oca è parte integrante della mia esistenza. Sono nato in via della Galluzza, in Fontebranda, e posso dire che quella strada e la Società sono stati e sono il prolungamento di casa. Nell’Oca sono nato e lì sono cresciuto.

E ora possiamo dire che Piero adulto restituisce ciò che ha ricevuto?

Sì, ora da addetto ai giovani, con altri, mi occupo di loro, della loro crescita, sia degli “Anatroccoli” sia degli adolescenti. Sono una cinquantina di giovani che mi danno tanto, così come mi danno tanto anche i ragazzi che praticano sport all’interno della nostra associazione, la Trieste. Sono tutte attività che riempiono la mia vita e mi fanno sentire vivo.”

Crescendo ti sei dedicato agli studi umanistici.

“Sì, mi sono iscritto a lettere, ma ho sempre avuto un particolare interesse per la storia. Al termine della specialistica ho discusso una tesi sul colonialismo e sul costo, anche economico, di quel fenomeno. Quegli studi, poi, ritornano proprio nel mio secondo romanzo, “Un altro paradiso”.

Appunto, Piero ad un certo punto si avvicina anche alla scrittura.

In effetti, ho iniziato a scrivere quasi per caso: sentivo l’urgenza di mettere per iscritto le storie che mi avevano raccontato in famiglia. Mia nonna e mio padre erano la memoria di eventi di un’epoca che rischiava di essere dimenticata e per questo ho iniziato ad appuntarmi quelle narrazioni che sono poi confluite in un lavoro organico, in un romanzo che è stato pubblicato con il titolo “Un’altra gioventù”, in cui scrivo la storia di personaggi reali, vissuti nel Valdarno, nel periodo compreso tra la disfatta di Caporetto e la morte di Mussolini.”

In questo romanzo gli eventi storici sono colti e mostrati nella loro ricaduta sulla  vita della piccola comunità da cui proveniva la famiglia di tuo  padre, Montevarchi.

“Sì,  e i grandi eventi storici ritornano anche nel secondo romanzo, “Un altro paradiso”, edito da Albatros. In questo caso si tratta della storia di un uomo, di Castelnuovo Berardenga, colpito nei suoi affetti più cari che sceglie di andare a combattere nella prima guerra d’Africa, conclusasi con Adua.”

Quello che colpisce in questo romanzo è la poeticità delle relazioni. Ci sono due personaggi che rappresentano la comunità etiope e vengono tratteggiati con un rispetto e una delicatezza che accende un faro su quelle civiltà che non avevano nulla di meno di quelle europee.

“E’ vero,  ho voluto mostrare  il volto dell’Africa di cui non si parla mai. Anche perché di questa guerra, che pure ebbe delle conseguenze importanti, si legge poco, anche nei manuali di storia. E’ una pagina della nostra storia poco conosciuta, mentre per me dovrebbe essere spiegata, e molto bene, ai giovani.”

Sport, Contrada, insegnamento, scrittura: come concili tutte queste attività?

“Con la passione che mi motiva a fare tutto. Per ora riesco, per esempio dedicandomi allo sport nel periodo invernale e alla scrittura d’estate. Mentre la Contrada travalica le stagioni. Finora non sento il peso delle molteplici attività e, francamente, spero proprio di non sentirlo per molto ancora, perché mi sembra di avere ancora molto da fare.”

Marina Berti

nella foto Piero Fabbrini

“Un albero per ogni nuovo nato”: l’omaggio della Pubblica Assistenza Val d’Arbia ai soci

Per celebrare i nuovi nati tesserati la Pubblica Assistenza Val d’Arbia ha deciso, già dallo scorso anno, di omaggiare i piccoli soci con una singolare iniziativa. 

Si chiama “Un albero per ogni nuovo nato” e prevede ogni anno la consegna di un ulivo alle bambine e ai bambini nati nell’anno precedente che sono stati iscritti come soci della Pubblica Assistenza. La consegna, come di consuetudine, avviene in occasione della cena dei volontari in occasione della Festa Sociale del Volontariato che quest’anno si è svolta giovedì 25 maggio e che ha coinvolto numerosi volontari e soci.

“L’iniziativa – spiega Massimiliano Fioravanti, presidente dell’associazione – quest’anno riguarda le famiglie che hanno sottoscritto la tessera della nostra associazione per le bambine e i bambini nati nel 2022. L’idea nasce dalla volontà di celebrare le vite arrivate a portare gioia nelle loro famiglie e nell’intera comunità. Lo facciamo con un dono semplice, una pianta di ulivo, simbolo di resilienza delle nostre comunità oltre che di pace, appartenenza e unione. L’auspicio è che, anche nel 2023, le famiglie dei nostri soci possano accogliere nuove vite, che diano nuove prospettive alla comunità e che saremo lieti di festeggiare insieme!”

La Pubblica Assistenza Val d’Arbia festeggia da sempre i più piccoli. Nel 2022, ad esempio, è tornata in auge una tradizione dolcissima che fa subito “famiglia”. Ai nuovi nati, figli o nipoti delle volontarie e dei volontari che quotidianamente sono impegnati nei servizi espletati dall’associazione sul territorio, viene regalata una maglietta che riporta la dicitura “Baby volontario”. Un augurio o un simbolo di buon auspicio? Probabilmente entrambi, ma con una motivazione ben più profonda.

“Diventare genitori o nonni – raccontano dalla Pubblica Assistenza Val d’Arbia – è una delle esperienze più belle che la vita possa regalare. Per l’impegno e la passione con cui ogni volta le nostre volontarie e i nostri volontari indossano la divisa arancione, è un privilegio festeggiare insieme il piccolo grande dono che ogni nuovo nato rappresenta per ogni famiglia.”

All’iniziativa erano presenti Davide Ricci, sindaco del Comune di Murlo, Alberto Taccioli e Giulia Timitilli, vice sindaco e assessore per il Comune di Monteroni d’Arbia, Daniela Salvadori, coordinatrice ANPAS Zona Senese.

Un particolare e sentito ringraziamento è stato riservato agli ospiti del gruppo A.M.A. Monteroni che ha devoluto, a sostegno delle attività e dei progetti della Pubblica Assistenza Val d’Arbia, l’importo di € 700 ottenuto dalla realizzazione dello spettacolo teatrale “Un ospizio nello spazio” che si è svolto presso il Supercinema di Monteroni d’Arbia lo scorso aprile con ben quattro repliche che hanno registrato il sold-out. 

Emilia Di Gregorio 

La Pubblica Assistenza Val d’Arbia festeggia trent’anni di trasporto sanitario

Il primo appuntamento dell’edizione 2023 della Festa Sociale del Volontariato, che ha preso il via stasera a Monteroni d’Arbia, è stato dedicato alla celebrazione dei trent’anni dall’istituzione del servizio di trasporto sanitario. Le volontarie e i volontari hanno scoperto una targa dedicata a questa ricorrenza.

C’è chi ha cominciato perché convinto da altri volontari, per mettersi in gioco e fare della propria vita qualcosa di più. C’è chi ha svolto in associazione il Servizio Civile Universale e chi quando è arrivato il momento della pensione dal lavoro non ha esitato a dare la propria disponibilità per dare più valore al proprio tempo. C’è chi ha cominciato perché ne ha sentito la necessità e chi giocava a calcio nella squadra dell’associazione e poi ha deciso di frequentare il corso per volontari soccorritori. C’è chi ha cominciato perché nel momento di bisogno per familiari, amici o parenti, la Pubblica Assistenza c’era e quell’esserci ha fatto la differenza. C’è chi ricorda ogni dettaglio del suo primo turno su quell’ambulanza che l’associazione acquistò nel 1993 e chi ha da sempre coltivato l’altruismo perché donare qualcosa agli altri fa bene agli altri e fa bene anche a te. C’è chi ha sempre guardato con ammirazione le ambulanze sfrecciare in sirena, chi ha cominciato insieme ai propri amici e ha continuato anche quando gli altri per svariati motivi hanno smesso e chi sostiene che la Pubblica Assistenza è una questione di cuore e di congiunti.

Vogliamo parlare poi dell’età? C’è chi di anni ne ha trentatrè e dichiaratamente ne percepisce comunque ventiquattro ma facciamo anche una ventina e basta anche se poi quando sei con la spinale e devi andare a piedi fino al settimo piano sembrano quasi il quadruplo ma soprassediamo. C’è chi sull’età mente spudoratamente e chi arrotonda con eleganza. C’è chi di anni ne ha sedici perché sì, si può fare volontariato al compimento dei sedici anni di età e non soltanto per far sentire più vecchi tutti gli altri ma perché tutti possiamo fare la differenza. C’è chi è in età da pensione e chi lavora e si districa tra turni, ferie, orari incasinatissimi. C’è chi studia e fa il Servizio Civile Universale, chi cerca lavoro e chi vorrebbe avere più tempo.

Tutti hanno cominciato in momenti diversi della propria vita e per tutti c’è un episodio, una circostanza, un turno che non dimenticheranno mai. Elvio ricorderà per sempre quel servizio in cui per tutto il viaggio ha tenuto stretta la mano del paziente, un gesto di fratellanza che racchiude tutta l’importanza dell’esserci, del poter essere almeno di conforto e portare un po ‘ di rassicurazione. Lo stesso gesto che, tra una chiacchiera e un’altra, ha fatto “volare il tempo” al paziente accompagnato da Anna. Oggi non può più dedicarsi ai servizi in ambulanza ma non riesce a stare lontana dalla nostra sede sociale perché trova sempre qualcosa da fare. Per lei l’importante è esserci, fare la propria parte, aiutare. Questo le rende le giornate più solari. Poi ci sono loro, i congiunti del sabato sera che non dimenticheranno mai quella volta in cui, durante la pandemia, sono intervenuti per un arresto cardiaco e quel cuore ha ripreso a battere. Emilia ha realizzato dopo due giorni che essere di turno quel pomeriggio e sapere cosa fare, coordinarsi con gli altri volontari, mantenere la lucidità, metterci la giusta forza e tanta speranza aveva fatto la differenza tra la vita e la morte. Quello è il turno a cui sarà per sempre grata per la consapevolezza maturata, per come si è sentita parte di una squadra, per le emozioni che ha elaborato. Oggi per lei la Pubblica Assistenza è una “questione di cuore e di congiunti”, è il posto in cui si sente parte del cambiamento che vorrebbe vedere lì fuori, dove si è scoperta partecipe e solidale alla vita degli altri. Filippo ricorda bene quando, nel 2012, era alla guida dell’ambulanza che trasportava verso l’ospedale una ragazza a cui si erano rotte le acque, con la dottoressa che gli chiese letteralmente di “volare”. Fu un intervento molto particolare e complesso, uno dei tanti che nel lungo periodo ti fa capire che fare volontariato alla Pubblica Assistenza rende molto più di quanto si dà. Alice è volontaria in Servizio Civile Universale presso la nostra associazione e non dimenticherà mai il suo primo codice rosso di attivazione, terminato purtroppo con un decesso. Ha meravigliato sé stessa e gli altri per come ha gestito il suo operato nel corso del servizio e sente che questa esperienza l’ha fatta crescere molto. Duccio ricorda bene quel pomeriggio in cui con la sua squadra si trovò a soccorrere una paziente che si era sentita male mentre viaggiava sul bus in città, oggi continua perché fare volontariato gli dà emozioni forti. Daniela si emoziona ogni volta al suono della campanella perché non si sa mai cosa aspettarsi ma poi poter aiutare gli altri ti riempie il cuore, come la gioia di essere tre donne in famiglia ed essere tutte e tre volontarie. Marcello ricorderà sempre quell’attivazione che in un pomeriggio di agosto li portò ad intervenire al Kartodromo di Pian delle Cortine per un malore. Il paziente era in arresto cardiaco e, nonostante la squadra insieme al personale sanitario avesse fatto tutto il possibile, non ci fu null’altro da fare. Un “grazie”, comunque vadano gli interventi per i quali siamo chiamati a soccorrere, è il motivo che ancora oggi lo spinge a continuare. Enza ci strappa sempre una risata anche condividendo un ricordo. Sapete quale è il servizio che non dimenticherà mai? Quella volta in cui con il pulmino è rimasta incastrata all’uscita dal giardino di un’abitazione. Il furgone non andava né avanti né indietro. E sapete perché continua? Perché non lo guida più. Giuliano, invece, continua per lo stesso motivo per cui ha cominciato tanti anni fa: dedicare il suo tempo libero agli altri anche se con meno possibilità di prima perché nel frattempo è invecchiato. Luca lo fa perché in associazione trova sempre la compagnia dei volontari. Simone è quello dell’età “q.b. – quanto basta” e non dimenticherà mai la dimissione di un paziente dall’ospedale al suo domicilio, dove appena arrivato trovò ad attenderlo la moglie che lo salutò con un bacio e tutto l’amore di una vita intera, emozionando l’intera squadra.

Le storie da raccontare potrebbero essere ancora tante e ci impegneremo a raccoglierle e a tenerle strette. Come quella di Lido e Gianfranco che sono tra coloro che hanno visto la nascita del servizio di trasporto sanitario con la prima ambulanza che fu acquistata per la nostra associazione. Ascoltare le loro parole ci ha fatto sentire orgogliose, ci fa apprezzare ancora di più ciò che è oggi la Pubblica Assistenza Val d’Arbia così come l’abbiamo conosciuta e come la viviamo, ogni giorno. Lido e Gianfranco ci hanno detto che i loro passi sono stati importanti ma che i nostri passi oggi sono meravigliosi. Sentiamo di dovergli una promessa: i loro passi sono stati importanti e noi lavoreremo affinché i nostri e quelli dei volontari di domani siano meravigliosi

Emilia Di Gregorio, Cristina Cardinali e Giulia Nucci

Christian e Cristina: a Casole la coppia della solidarietà

Marito e moglie nella vita, protagonisti di altruismo per i fragili. Un paese che si mobilita per portare un contributo dove ora serve: in Emilia Romagna. Partito un primo carico, domani un secondo.

Christian Ciani e Cristina Pezzolla abitano a Casole d’Elsa. A seguito della terribile alluvione che si è verificata in Emilia Romagna , preoccupati e sconvolti, hanno chiamato telefonicamente i loro carissimi amici  di Faenza.

Fortunatamente, erano tutti illesi ma con il passare dei giorni la situazione intorno a loro era sempre più drammatica; ad ogni telefonata si percepiva la disperazione per la situazione che tutta la regione stava vivendo e la frustrazione nel non poter fare di più che si ripercuoteva nell’umore e nello spirito di quelle persone.

Così Cristian e Cristina hanno deciso di fare qualcosa per i loro amici e per i molti colpiti da questo terribile disastro: hanno messo in moto la macchina della solidarietà.

In tantissimi concittadini hanno risposto al loro appello, grazie anche al tam tam sui social, ai post Facebook del “Comune di Casole d’Elsa” , ai vari  gruppi Whatzapp, di colleghi, amici, sportivi, compagni di scuola della figlia,  tutti hanno risposto positivamente all’appello.

Grazie anche alla collaborazione dell’amico Totò Spedale, un primo viaggio è stato fatto martedì da Christian e da suo padre che si sono trovati davanti una situazione drammatica. Il centro di Faenza ricoperto di fango, devastazione ovunque.

Il primo carico contava tanti beni di prima necessità: più di 50 paia di stivali , 15 tra spazzoloni e tira acqua, impermeabili, due scatole di guanti da lavoro, una scatola di occhiali protettivi, 20 kg di pasta, casse d’acqua , latte, zucchero , cibo vario e persino 100 kg di pane donati da due panifici di Colle Val d’Elsa.

Gli abitanti di Faenza hanno accettato i doni con le lacrime agli occhi e pur non avendo più nulla hanno deciso di donare al loro nuovo amico il fazzoletto della  loro “Contrada” come segno di gratitudine e di appartenenza.

La situazione purtroppo è molto grave e, nonostante l’intervento dei soccorsi, tanta gente ha ancora bisogno di sostegno e soprattutto del nostro aiuto.

Christian e Cristina stanno organizzando il prossimo viaggio a Faenza in partenza domani e non ne escludono altri.

Serve solidarietà , ognuno di noi può fare la differenza. Appello anche alle aziende alimentari del territorio.

L’emergenza è adesso!

Cosa serve:

-stivali in gomma, pale, alimenti, tra cui pane, pasta, pomodoro, tonno e scatolame vario, beni di prima necessità (nuovo o usato)

-Vestiti da neonati fino a 12 anni

– Biscotti, succhi di frutta, merendine, e cibi per celiaci, acqua

– Giochi

Punto di raccolta:

– presso l’azienda “Elsa metallurgica” in località Il Piano Casole d’Elsa (SIENA) dietro il campo sportivo

Quando:

  • Il prossimo camion partirà venerdì pomeriggio. Seguiranno altri viaggi secondo le necessità.

CONTATTI:

Per un contatto diretto potete telefonare a Christian Ciani: 338 457 9921 oppure Cristina Pezzolla:  331 2180796

Ricordiamoci che Dopo il verbo “amare” il verbo “aiutare” è il più bello del mondo.

Giulia Meattini

QuaViO al Caselli: “grazie al prof. Vigni e agli studenti”

Con estremo piacere pubblichiamo la lettera che ci e’ giunta da Vanna Galli presidente di QuaViO odv organizzazione di volontariato che, a Siena e provincia, si occupa di cure palliative.

Lo scorso 23 maggio, mi è stato offerto il privilegio di incontrare gli studenti dell’ultimo anno dell’I.S.G.Caselli di Siena, per presentare l’attività, oltre che la storia, della QuaViO, associazione che rappresento dal 2007 e di cui sono volontaria dal 2004.

Altre volte, nel passato, sono stata invitata in alcune scuole per questo tipo di incontri, ma l’esperienza che ho vissuto ieri è stata del tutto diversa. Ho trovato due classi veramente interessate, attente, partecipi, sincere. E questo non è scontato che avvenga alla presenza di ragazzi adolescenti, ma è stato il terreno su cui mi è venuto facile gettare qualche semino per una riflessione condivisa.

Il professor Vigni, che mi aveva invitato a parlare di QuaViO con i suoi allievi,mi ha accolto amichevolmente, con autentico interesse e curiosità, invitandomi a raccontare la storia di QuaViO e della sua missione associativa.

E’ stato lui, con la sua sensibilità e competenza di educatore, oltre che di insegnante, a facilitare il nostro incontro, sollecitando la narrazione che a un certo punto si è trasformata in un brainstorming stimolante per i ragazzi e per gli adulti che, attraverso l’esplorazione approfondita di alcune parole, quelle che formano l’acronimo di QuaViO, hanno scavato i molteplici significati che conducono alla”Qualità della Vita”.

Se ogni morte è unica come lo è ogni vita, ogni morte è il frutto della vita di ciascuno. Pertanto è veramente necessario chiedersi cosa sia Qualità della Vita, da quando cominciare a costruirla. E’ possibile una buona morte senza aver vissuto una buona vita?

Spesso usiamo le parole per abitudine o per fare semplicemente eco, ma se provassimo a indagare i significati contenuti nelle parole di ogni giorno, ci accorgeremmo che le stesse acquistano spessore e profondità. Che le parole crescono di significato e si arricchiscono di pensieri e di valori, conferendo nuovo senso al nostro parlare. Uscire dall’ovvio, dal pensiero banale, dalle parole vuote, è il primo passo per una crescita umana, intendendo con ciò lo svilupparsi delle nostre facoltà intellettuali, morali, spirituali.

Desidero pertanto ringraziare la Direzione, che ha permesso l’ingresso, attraverso la mia presenza, dell’Associazione, offrendomi uno spazio di confronto e di osservazione della realtà della scuola e dei giovani, che sono la linfa vitale del domani.

Un grazie di cuore al professor Giacomo Vigni, che molto si è adoperato per ravvivare e condurre con me l’incontro e ai suoi colleghi che sono stati presenti e cordialmente partecipi fino alla fine.

Per ultimo un grazie gigante a quei meravigliosi ragazzi che hanno contribuito a rafforzare la mia fiducia nelle nuove generazioni”.

Vanna Galli

(nella foto un momento dell’incontro)

per saperne di più

www.quavio.org

Si ritrovano dopo 20 anni: grazie a tecnologia e volontariato

La Lunga Gioventù è un’associazione di promozione sociale, un circolo ricreativo che si pone come obiettivo quello di elevare e mantenere attiva la condizione degli anziani contribuendo al prolungamento di un buono stato psico fisico. Lo fa quotidianamente attraverso la promozione di attività culturali, ricreative, motorie, turistiche e ludiche, ma anche stilando progetti mirati alla prevenzione di forme di disagio ed emarginazione. Ed ecco l’ultima magia

L’attività del centro sociale ha inizio nella seconda metà degli anni ’70 in cui fin da subito viene promossa l’aggregazione dei cittadini anziani con l’ausilio delle assistenti sociali, della segreteria di circoscrizione, del suo Presidente e Consiglieri. Vengono promosse gite, piccole manutenzioni scolastiche e in aree verdi, incontri con gli studenti, conferenze ed altri momenti di socializzazione. Nel tempo poi, unitamente alle consuete attività si sono aggiunte quella corale e teatrale.

Numerosi i progetti proposti e piacevolmente accolti nel tempo ma che purtroppo hanno visto tirare il freno nel periodo (appena concluso) in cui la pandemia ha vietato momenti di aggregazione e l’organizzazione di attività conviviali.

La Lunga Gioventù però non è rimasta con le braccia conserte ad aspettare che tutto finisse, ma come anche altre associazioni, fin dal primo lock down soci e volontari si sono adoperati attivamente ampliando il già ricco programma esistente, con nuove idee: sono nate delle attività telematiche on line che i centri ANCeSCAO hanno realizzato appositamente per consentire agli associati momenti di divertimento e distrazione, anche in periodo di Covid.

Sboccia così, il progetto “GIOIA Plus”, un’idea innovativa e utile per mantenere un legame solido e duraturo con il centro, ma soprattutto fra gruppi di soci che vogliono rimanere in contatto condividendo interessi ed esperienze – dalla lettura alla cucina ma anche sport, cultura e attività motorie da eseguire a distanza – scambiando quattro chiacchiere in compagnia. Il progetto, che ha preso il via a gennaio 2021, è stato realizzato grazie all’aiuto di operatori sociali, volontari e associazioni culturali, disponibili a dare il proprio supporto nell’insegnare l’utilizzo di smartphone, tablet e applicazioni utili a partecipare agli appuntamenti e alle videochiamate di gruppo.

In uno di questi momenti tecnologici, presso la RSA Villa Rubini, c’è stato un incontro straordinario: due signore di Montalcino (una ospite della RSA ed una volontaria del Centro), si sono ritrovate a chiacchierare in videochiamata dopo 20 anni che non si vedevano e non si sentivano, ricordando momenti felici ed emozionanti trascorsi insieme.

 

Il presidente dell’Associazione Andrea Franci, inoltre, ci informa che da circa quindici anni si svolgono presso la loro sede dei campi estivi per minori, che rappresentano un proficuo confronto intergenerazionale, che dal 2016 si è concretizzato anche attraverso il museo “vecchi amici di famiglia”, fatto di oggetti del passato, ormai in disuso, che ci hanno accompagnato nel lavoro, nel divertimento, nei sistemi di scrittura, di comunicazione e tanto altro. Questi oggetti, attraverso la loro prova di uso o il racconto di chi li ha usati o visti usare, lo rendono un vero museo parlante, che racconta tanti aspetti della vita passata.

 

Dopo la positiva esperienza del 2021, grazie al contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, anche quest’anno due settimane dei campi estivi saranno rivolte agli adolescenti della fascia 12/15 anni. Saranno nove settimane con momenti sicuramente curiosi fatti di incontri, racconti di vita, attività teatrale e tanto gioco per intrattenere piccoli e meno piccoli nelle soleggiate giornate estive, in un’area particolarmente accogliente nei pressi della Porta Pispini, in pieno centro città.

Per ulteriori informazioni: llgsiena@gmail.com

Stefania Ingino

Caritas diocesana per l’Emilia: ecco la raccolta fondi

La Caritas diocesana di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino ha avviato una raccolta straordinaria di fondi a favore delle popolazioni dell’Emila Romagna colpite dell’alluvione.

Si può inviare un’offerta sul conto intestato a Fondazione Opera Diocesana per la Carità. IBAN: IT24Q0103014216000063174886.

Causale: Emergenza alluvione Emilia-Romagna 2023.

E dopo la pioggia il sole: grazie volontari

Curiosando tra dizionari e cercando la definizione di “volontario”, trovo: colui che presta spontaneamente e liberamente la propria opera di assistenza in ospedali e/o altri istituti. Oggi posso dire di aver toccato con mano la spontaneità e la libertà che i volontari dell’associazione Nasienasi Siena odv, nella giornata a loro dedicata, hanno mietuto, diffuso e donato a tutti coloro che per caso o volutamente si sono ritrovati a percorrere piazza Matteotti a Siena. Penso poi a tutti i volontari in Emilia e idealmente vorrei dire loro: coraggio dopo la pioggia giunge sempre il sole.

Hanno sfidato il tempo che contro tutte le aspettative è stato clemente se non per qualche piccolo momento in cui una o due nuvole particolarmente giocherellone, hanno tentato – invano – di dissuaderli dal loro intento; hanno fatto ballare più generazioni insieme, hanno fatto cantare anche chi magari non era propenso del tutto, hanno coinvolto passanti attirati dalla musica e dai colori che da sempre li contraddistinguono e non per ultimo, hanno sorriso tutto il tempo nonostante l’impegno che questo evento comporta.

Sì, perché dietro una GNR (acronimo Giornata del Naso Rosso) c’è tantissimo lavoro! I volontari si sono riuniti mesi prima affinché tutto potesse essere perfetto e di impeccabile riuscita. Si sono ritrovati la sera dopo il lavoro, in orari in cui avrebbero potuto fare altre cose o essere altrove; hanno condiviso idee e momenti importanti scambiandosi reciprocamente compiti e mansioni; hanno curato l’organizzazione e ideato gadget per far felici bambini che avrebbero potuto così, avere un ricordo indelebile della giornata… insomma, persone speciali, di cuore che, come tutti i volontari, dedicano con spontaneità e libertà il loro tempo (per tornare alla definizione di cui sopra!).

La conclusione della giornata sicuramente impegnativa ha donato però anche a loro delle belle sensazioni e dei momenti emozionanti: oltre alla soddisfazione dell’ottima riuscita, ci sono stati incontri tra clown trasferiti fuori Siena e ritrovatisi oggi per l’occasione, amici e conoscenti arrivati da altre città semplicemente per far sentire la loro amicizia ed appoggio totale, abbracci lunghi ed intensi finalizzati a comunicare  sostegno e gioia e poi messaggi inaspettati in cui si sono semplicemente sentiti dire “grazie per tutto ciò che fate; siete  un punto di riferimento sul quale so di poter sempre contare”.

Ed è proprio quello che vogliamo dire anche noi racchiudendo in questo ringraziamento tutta la categoria dei volontari che quotidianamente ed instancabilmente riempiono momenti di buio, di tristezza e di solitudine con la loro presenza e con la loro volontà di esserci.

E… come insegnano i Nasienasi: Vivere In Positivo… sempre!

Stefania Ingino

“Hospice senza frontiere”: le foto

Quest’anno l’associazione “Amici dell’hospice di Siena” ha voluto festeggiare la giornata Nazionale del Sollievo con un’attività ludico-sportiva rivolta a tutti coloro che si occupano di cure palliative: corsa con i sacchi, tiro alla fune, colpi ai barattoli, trasporto uova con cucchiaio… tanti giochi in allegria!

Seguendo l’impostazione ideologica del “curare i curanti” ecco l’idea di una giornata da vivere in “leggerezza” per far incontrare i professionisti (sanitari e amministrativi), i volontari e i cittadini che spesso si conoscono solo attraverso uno schermo o un telefono in un ambiente informale; un modo diverso per far conoscere l’hospice e per conoscerci.

“Hospice senza frontiere” si  e’ svolto lo scorso venerdì pomeriggio ed ha visto anche la partecipazione della dottoressa Antonella Loiacono responsabile, nell’ambito della Usl sud est, delle cure palliative per Siena e della presidente di QuaViO odv, Vanna Galli. Con loro, presso il Costone, personale sanitario e amministrativo, volontari e amici tutti impegnati nel gareggiare simpaticamente e in pieno spirito solidale.