Quando ti capita di ammalarti ti senti unico, diventi egocentrico. Se poi ti viene diagnosticata una malattia allora ti senti speciale, il centro del mondo, diventi egoista. Ma nel momento in cui dovessero dirti che hai un sarcoma non solo scopri che hai un tumore, ma scopri anche che è raro, persino ultra-raro, e a quel punto ti senti uno sfigato, anzi un doppio sfigato, forse davvero nato sotto una cattiva stella”.

Sono le parole di Dario Vese con cui apre la descrizione del premio a lui dedicato, una somma di denaro messa a disposizione dalla banca in cui lavora, che sarà destinata a uno scienziato di Italian Sarcoma Group, distintosi per merito e pubblicando quindi un lavoro di eccellenza.

Dario è affetto da un condrosarcoma mesenchimale in stadio metastatico. Una patologia oncologica molto rara, in Italia si presentano 9 casi di sarcoma all’anno su 100.000. Una forma di tumore particolarmente aggressivo con una sopravvivenza stimata del 65% a 5 anni. Nel caso di Dario la diagnosi è arrivata nel 2017, ed è stata sin da subito corretta.

In questi sei anni, Dario ha deciso di affrontare tutti i trattamenti, che via via diventavano sempre più invasivi, in riservatezza e determinazione. Ha affrontato un intervento demolitivo di muscoli e nervi, 7 linee di chemioterapia e 79 sedute di radioterapia. Tuttavia, non sono questi numeri da record che mi hanno spinto a raccontare la sua storia. L’ho deciso quando sono andato a trovarlo a casa sua.

Fino ad allora la mia immagine di Dario era di un talentuoso consulente finanziario di 35 anni. Una persona colta ed elegante. Un salentino eccellente che, dopo una esperienza di 10 anni a Roma nel mondo della politica e del giornalismo, ha cambiato vita mettendosi in gioco nel mondo della consulenza finanziaria con grande successo, nonostante le difficoltà oggettive della sua malattia. Questo quadro lo rende speciale, quello che mi trasmette quando vado a trovarlo invece è unico.  

Non è facile incontrare un malato di cancro, che continua a lavorare ma che già da qualche mese non esce più, non si fa più vedere. Sei angosciato dal rischio di non riuscire nemmeno a salutarlo. Di non trovare le parole o peggio ancora di incontrare una persona diversa, ormai rassegnata. Dario invece è un fiume in piena, più del solito. Le sue parole mi portano lontano da quel letto, dalle medicine, dall’angoscia. La sua energia è luce vitale, quasi oltre la razionalità.

Davanti a me trovo una persona che celebra la bellezza dell’esistenza e decide di trasformare il dolore in dono, per gli altri. Gli altri sono anche le persone di Italian Sarcoma Group, un’associazione tecnico scientifica finalizzata a migliorare la ricerca e la cura dei pazienti affetti dalla sua patologia.

Pensiamo di scegliere molte cose nella vita, la casualità della malattia invece spiazza tutto e pulisce il tavolo. Ti ricorda che anche la nostra esistenza è pura casualità, per cui l’unica cosa che puoi fare è concentrarti sulla reazione, la risposta” evidenzia lui.

Mi sento felice dopo averlo visto. Lo so, il mio è un registro emotivo non coerente con la situazione. Eppure, è così e non è facile trovare una spiegazione logica.

La potenza inesorabile di una malattia ora incurabile diventa una leva di vita, di studio, di ricerca, di avanzamento dell’umanità. Con il vantaggio più grande e irripetibile di pensare e agire per un senso e un valore che ci sopravvive. E chissà, in fin dei conti, scoprire, almeno per un momento, che non sei nato sotto una cattiva stella ma che anche tu puoi diventare una stella” conclude.

Anche tu che leggi questo articolo puoi dare una risposta, la tua, cliccando su questo link (https://www.italiansarcomagroup.org/donazioni/).

Stefano Saponaro ispirato dagli scritti di Dario Vese

(nella foto Dario Vese)

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