Dire che leggere fa bene alla salute psico-fisica appare quasi banale e scontato. Mi sono quindi chiesta cosa ci potesse essere dietro un’affermazione così importante nella sua solo apparente “banalità”.

Del resto già Pascal (1662), nella sua teoria del divertissement, sosteneva che immergersi in un libro permette di divergere l’attenzione dai pensieri che preoccupano, e che possono essere fonte di ansia, stress e profonda tristezza, ugualmente è noto che Sigmund Freud utilizzasse i libri per le sue sessioni di psicoanalisi mentre, al giorno d’oggi, invece, a fianco dell’arteterapia e della pet therapy esiste anche la biblioterapia (Il Libraio, 2022).

Ma torniamo a noi: in che modo leggere fa bene?

Come riportato da Sandalo et al. (2018), leggere fa bene perchè migliora le competenze linguistiche, logiche e di comprensione del testo impattando positivamente sulla connettività celebrale: chi legge ha la possibilità di aumentare la conoscenza del mondo ma anche la conoscenza di sé e degli altri, oltre ad avere l’opportunità di mantenere attive le funzioni cognitive di memoria, attenzione e concentrazione, ragionamento e capacità critica. Sul piano emotivo i benefici non sono certo di meno: leggere permette di implementare le proprie competenze emotive (sviluppo del vocabolario emotivo), aumenta l’empatia, la comprensione di se stessi, la propria identità sociale, la capacità di comprendere meglio la propria personalità e quella degli altri e la capacità di comprendere culture diverse dalla propria. Non a caso, anche lo studio di Billington (2015) dimostra che la lettura ricreativa è positivamente correlata con un maggiore senso di comunità, un più forte senso di inclusione sociale e un potenziamento delle capacità di socializzazione e comunicazione. Per dirla diversamente (Armenise, 2022) “leggere invece può essere una via di salvezza e un punto di incontro, tanto con gli altri quanto con loro stessi”.

Passando in rassegna la letteratura psicologica pertinente si trovano moltissimi studi che hanno individuato, facendone proprio l’elenco, i benedici della lettura. Tuttavia quello che, in questa sede, mi preme sottolineare che è stato dimostrato come la lettura ha effetti positivi sulle interazioni genitore-bambino (Hong and Lin, 2012) con un aumento dell’efficacia genitoriale (Venn, 2014). Inoltre, c’è una forte evidenza dell’impatto positivo della lettura ricreativa sia nella capacità di affrontare disturbi mentali minori (come ansia e stress) sia sui problemi di salute cronici, come la depressione e la demenza di cui riduce i sintomi (Billington, 2013; Galuppi, 2021; Wilson, et al. 2021). Sulla modalità di affrontare la malattia oncologica e le rispettive cure, i benefici della lettura sono ormai indiscutibili e chiari a tutti gli esperti che operano nel settore (Bettinzoli, 2008).

Infine, per concludere, come psicologa mi sento di dover comunque ricordare che, come ben descritto da molti autori, leggere, potenziando l’immaginazione, ci aiuta a rimanere creativi (Cuomo, 2020) e, psicologicamente parlando, noi sappiamo che solo con un pensiero creativo possiamo permettere al nostro Io di fortificare le sue funzioni e strutture (Crocetti, 2023). Non a caso, uno tra i pioneristici psicologi della psicoterapia attuale, scrive che «Leggere un libro non significa solo sfogliare le pagine. Significa riflettere, individuare le parti su cui tornare, interrogarsi su come inserirle in un contesto più ampio, sviluppare le idee. Non serve a niente leggere un libro se ci si limita a far scorrere le parole davanti agli occhi dimenticandosene dopo dieci minuti. Leggere un libro è un esercizio intellettuale, che stimola il pensiero, le domande, l’immaginazione.» (Chomsky, 2013). Quindi leggiamo per immaginare e provare a rimanere più a lungo possibile felici e sani!

Nelle foto 3 “firme” del nostro quotidiano impegnate nella lettura: Elisa Bigio, Giulia Meattini e Filomena Cataldo

Cristina Rigacci

Psicologo e Psicoterapeuta. Studiosa di dinamiche psicologiche sottese ad una genitorialità difficile o resa tale per la presenza di un figlio che soffre a causa di una malattia o disturbo, ha lavorato per anni con le associazioni senesi “Sesto Senso” e “Asedo” per facilitare l’integrazione di alunni con disabilità e favorire esperienze di autonomia (housing) per un piccolo gruppo di ragazzi Down. E’ tra i soci fondatori di Codini & Occhiali e prestigiosa firma di Sienasociale.it

 

 

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