Un pomeriggio con i ragazzi del Baskin: squadra Costone Siena. “Mai dire mai, perché i limiti, come le paure, spesso sono solo un’illusione” (cit. Michael Jordan).

In quest’articolo cercherò di utilizzare meno possibile la parola “integrazione”.

Questo concetto sfruttatissimo implica la presenza di più entità distinte, separate che devono essere mescolate, intrecciate in un ottica di funzionalità.

Ho avuto l’onore di assistere recentemente all’allenamento settimananale della squadra e la prima evidenza, illuminante, è che nel gruppo del Baskin non occorre parlare di  integrazione. Il gruppo si caratterizza per essere ben oltre questo concetto.

In questo esperimento sportivo viene radicalmente superato il concetto assistenzialistico dove lo sforzo è quello di valorizzare i più deboli  con il rischio di trascurare i più dotati, i quali non possono giocare al massimo delle loro possibilità  e finiscono per  autolimitarsi poichè devono “assistere” i più fragili.

Nel Baskin l’attività è organizzata in modo che  sia i disabili che i normodotati possano contare gli uni per gli altri.  Non si tratta solo di “stare tra gli altri“, ma è anche “fare con gli altri” e “contare per gli altri“.

Spesso parlando di disabilità nello sport la mente pensa subito alle difficoltà che la persona disabile si può trovare davanti. L’aspetto vincente del Baskin è quello di concentrarsi sulle abilità residue dell’individuo (e attivare il loro potenziamento). In quest’ottica ecco che i limiti personali diventano davvero solamente un’ illusione.

Il Baskin indica l’unione delle parole Basket ed Inclusione, si ispira al basket ma ha caratteristiche diverse, particolari ed innovative. Le regole valorizzano il contributo di ogni componente della squadra e il successo comune dipende realmente da tutti.

Lo sport, fino al 1960, è sempre stato visto come un’attività che non poteva essere praticata da soggetti portatori di handicap che venivano, pertanto, esclusi dalla realtà sportiva. Successivamente, con le prime Paralimpiadi, in Italia si è cominciato ad includere nello sport soggetti con disabilità, ma solo di tipo fisico. Si è dovuti arrivare al 1986 per vedere praticare sport a persone con disabilità cognitive con la nascita dei primi giochi “Special Olympics“.

In entrambe queste realtà, però, vi era la partecipazione solamente di persone con la medesima disabilità che gareggiavano tra di loro, ma senza mai mettersi a confronto o giocare insieme a persone normodotate. Con la nascita dello sport inclusivo, come il Baskin, invece, i disabili cominciarono a praticare sport insieme ai normodotati e non per sostituire gli sport speciali per soli disabili, ma per rappresentare un’opzione, in cui il disabile è libero di scegliere se praticare l’uno o l’altro , riconoscendone, quindi,  il diritto di scelta.

Un aspetto che colpisce del Baskin è la distinzione tra “accogliere la diversità” e “valorizzare la diversità”. In questa disciplina si tiene conto di ciò che un disabile sa fare, delle sue abilità e caratteristiche per valorizzarle al massimo e per far sì che ognuno sia indispensabile e importante per la squadra, per l’obiettivo comune da raggiungere.

Il Baskin non è solo uno sport per disabili, o per normodotati, in quanto non può esistere il disabile senza il normodotato, ma allo stesso tempo non esiste il normodotato senza il disabile e non può esistere il giocatore uomo senza il giocatore donna come non può esistere il giocare al canestro alto senza i canestri bassi laterali. Ognuno ha il suo ruolo, il suo spazio e la sua importanza all’interno della squadra e senza tutte queste componenti niente sarebbe realizzabile.

Mi preme evidenziare che il Baskin è uno sport che non teorizza l’inclusione, ma te la dimostra sul campo da gioco, ad ogni allenamento, ad ogni partita. Ogni componente del gruppo infatti, in base alle proprie capacità, ha il proprio ostacolo da superare, il proprio traguardo da raggiungere e insieme ai compagni cerca, con spirito agonistico, di vincere.

Grazie infinite per la ricca esperienza che mi avete permesso di vivere, per l’accoglienza e per i sorrisi.

Un ringraziamento speciale ai volontari della squadra Baskin del Costone di Siena che appassionatamente condividono fatiche e gioie del gruppo: Sante, Laura, Roberto , Emilio e Paolo; agli allenatori: Filippo, Simone e Alessandro e all’immenso gruppo di atleti, protagonisti nello sport e nella vita!

Valentina Cappelli

nella foto la squadra durante l’evento “Palio a canestro” dello scorso giugno (partita dimostrativa del Baskin)

 

 

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