Chi mi legge lo sa: non mi stancherò mai di parlare del Baskin e di quanto questa “palestra” sportiva e, soprattutto, di vita, rappresenti un esempio virtuoso di cui andare estremamente fieri.

Questa volta però, voglio farvi vedere l’esperienza con gli occhi di uno degli istruttori del gruppo, Simone Marradi che, con disponibilità ed entusiasmo, condividerà con noi il suo vissuto personale, i suoi progetti e lo spirito che caratterizza il Baskin. Lascio pertanto la parola a Simone, ringraziandolo fin da adesso per la preziosa condivisione:

Attraverso il Costone Baskin sto sviluppando un progetto-scuola per far conoscere il Baskin alle strutture scolastiche del territorio. Ho iniziato con alcune scuole una collaborazione suddivisa in due fasi: teorica e pratica. Nella prima fase spiego cosa sia il Baskin, alcune regole fondamentali e come si gioca, ma soprattutto provo a spiegare lo spirito stesso di questo sport e con esso di tutto lo sport paralimpico in generale. Faccio poi vedere due filmati della squadra, uno di presentazione per far conoscere i nostri ragazzi, ed un pezzetto di partita per far vedere nel pratico ciò che ho raccontato prima. Poi si passa al campo, dove gli alunni vengono suddivisi in squadre e viene creato un piccolo torneo in cui tutti si sentono coinvolti e partecipi. Il Baskin, infatti, è lo sport inclusivo per eccellenza poiché nella stessa squadra, sullo stesso campo e nello stesso momento possono giocare sia giocatori professionisti di qualsiasi livello che atleti con qualsiasi tipo o grado di disabilità, grazie a delle regole specifiche di questo sport.

I miei obbiettivi sono molteplici, ad iniziare dal fatto che il Baskin è uno sport in cui possono dare il loro massimo anche ragazzi e ragazze che per vari motivi si sentono esclusi dalle pratiche sportive scolastiche, non per forza persone disabili. Il principio è che ci sono vari livelli di abilità nello sport anche tra i normodotati, cioè ci sono persone più portate allo sport e persone meno portate, semplicemente per natura o anche per introversione o timidezza che portano ad una chiusura. Ma non per questo è giusto che essi tendano ad isolarsi pensando “non sono capace” o “non sono abbastanza bravo”. Qui deve entrare in campo il sostegno dei loro compagni. Mi piace portare me stesso come esempio. Alle medie io ero uno di quei ragazzi, introverso, timido e un pò impacciato nello sport e cercavo mille scuse per evitare le ore di educazione fisica. Uno di quelli che venivano scelti per ultimi quando venivano fatte le squadre di qualsiasi sport. E grazie al Baskin sono diventato campione d’Europa.  Racconto questo perché voglio essere un esempio per loro, per fargli capire che non importa essere fenomeni ma se dai il 100% delle tue possibilità ed hai intorno persone che credono in te e ti sostengono, nulla è impossibile. E nelle partitelle questi ragazzi sono stati i giocatori più importanti grazie ai loro compagni che li sostenevano.

Cerco poi di portare un messaggio a quelli che invece sono più portati allo sport, cioè, cerco di spiegare loro il significato di essere leader, cioè che il leader non è il giocatore più forte o quello che fa più punti ma è il giocatore che aiuta i propri compagni a rendere il massimo, che li stimola e li incoraggia nonostante gli errori, è quello che dimostra di credere in loro. E devo dire che i ragazzi sono stati molto recettivi in questo e sono veramente orgoglioso di loro.

A livello generale poi mi piace provare a far vedere loro la disabilità con un occhio diverso, cioè come una caratteristica di una persona e non come un limite, perché credo che quella sia l’età più recettiva in assoluto e se imparano questo principio ora probabilmente da adulti avranno meno tabù mentali e pregiudizi rispetto alla nostra generazione e di conseguenza la speranza è che diventino adulti migliori. La soddisfazione più grande è stata sicuramente un messaggio dell’insegnante che mi diceva di avere avuto il colloquio con dei genitori entusiasti perché i loro figli, tornando a casa, hanno raccontato di aver fatto uno sport in cui si sono divertiti e nessuno si è sentito escluso ma tutti si sono sentiti importanti e coinvolti. Una mamma era addirittura commossa nell’aver visto per la prima volta sua figlia felice di aver fatto uno sport a scuola. Ecco, questo è quello che vorrei sentire ogni volta.

Ma questo è solo il primo passo di un progetto-scuola più ampio, che prevede la collaborazione tra il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) di cui sono delegato provinciale, la Provincia di Siena ed il Comune di Siena per portare nelle scuole gli sport paralimpici”.

Grazie Simone e grazie anche agli altri istruttori della squadra a nome di Sienasociale, tutto ciò che fate è estremamente prezioso, per la squadra del Baskin e per l’intera comunità.

Valentina Cappelli

 

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sulle attività delle Associazioni del Territorio Senese

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi