Un progetto per capire il mondo, al di là dei confini del nostro mondo: “Giustizia, pena e detenzione” è quello che viene realizzato, ormai da qualche anno, all’ Istituto Sarrocchi di Siena.

Il 10 maggio tre classi quarte dell’Istituto, due della specializzazione di Informatica e una di Robotica, si sono date appuntamento in Aula Magna per prendere parte alla giornata conclusiva del progetto “Giustizia, pena e detenzione”, messo a punto per permettere agli studenti di approfondire i temi della giustizia, del reato e della detenzione.

L’idea, a partire dall’ analisi di testi che affrontano lo spinoso tema dalla giustizia, della legalità e delle pene, ha l’obiettivo di aiutare i ragazzi ad approfondire questi argomenti.

Al termine del percorso, anche quest’anno, c’è stato l’ incontro con esponenti e professionisti che operano a contatto dei detenuti perché questi smettano di essere solo numeri, espressione di un reato commesso, ma persone in carne ed ossa, cittadini di uno Stato che costruisce penitenziari per recuperare chi si è macchiato di un reato e renderlo consapevole dell’ illecità dei propri atti.

I lavori sono stati aperti dalla Professoressa Paola Calise Piro che, dopo aver portato i saluti della dirigente, professoressa Cecilia Martinelli, ha tenuto un intervento per spiegare la differenza che passa tra i concetti di legalità e di giustizia per concludere sulla funzione della pena, in uno Stato democratico.

Al termine della mattinata, la professoressa Beatrice Semplici, referente del progetto ‘Giustizia, pena e detenzione “, si è dichiarata soddisfatta : “Se è vero che al di là del reato commesso, il detenuto resta una persona, l’ intenzione di questo progetto è di fare comprendere agli studenti come si vive confinati all’ interno di un istituto di pena e attraverso quali strumenti si cerca, anche in conformità del dettato costituzionale, di riabilitare il detenuto affinché possa riprendere un’ esistenza lontano dal crimine, una volta scontata la pena. In quest’ottica abbiamo invitato i diversi relatori, dal direttore della Casa circondariale di Siena, dottor Marco Grasselli, al personale che in quell’ istituto lavora da decenni, come l’agente Guerino Bertolini e l’educatrice, dottoressa Lucia Massafra, agli operatori del SERD Altavaldelsa, nelle persone della dirigente psicologa, dottoressa Barbara Ci Cinelli, e dell’ assistente sociale, dottoressa Agostina Gentile. Ma oltre a loro, i ragazzi hanno potuto ascoltare le testimonianze di persone esterne al sistema penitenziario, che però realizzano, all’ interno dei due istituti senesi, attività volte espressamente al recupero del detenuti in quanto persone: quella teatrale, diretta da Ugo Giulio Lurini all’ interno della Casa circondariale, e quella di scrittura creativa, realizzata da Massimo Granchi, nel Carcere di San Gimignano. Specialmente loro hanno portato la voce dei detenuti ai nostri ragazzi che si sono dimostrato attenti e curiosi rispetto a questo tema. Questo alla fine dovrebbe essere l’ obiettivo di ogni insegnamento scolastico: aprire gli occhi su mondi sconosciuti e suscitare dubbi e domande. In questo caso ci sembra di averlo fatto.”

A tutti i ragazzi è giunto l’ invito di continuare ad approfondire temi come quello trattato nel corso di questo anno scolastico e di mantenersi curiosi sui fatti che appartengono a mondi apparentemente lontani dai confini del loro.

Marina Berti

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