In questo periodo storico dove, nel bene o nel male, molta attenzione è dedicata ai rapporti interpersonali e, nel caso dei minori, al benessere del bambino è forse importante sapere che se dei genitori si trovano in conflitto possono ricorrere anche a nuove forme di aiuto come quella che possono offrire i mediatori familiari.

La finalità della mediazione – come espressamente detto dalla norma UNI 11644-2016 e in letteratura – è il raggiungimento di un accordo dopo la separazione o il divorzio, per quanto riguarda la cura dei figli, il loro mantenimento o anche la divisione del patrimonio familiare, capita non di rado di accogliere persone con aspettative molto diverse, non solo rispetto all’oggetto specifico della negoziazione, ma anche rispetto alla decisione di separarsi. Come sappiamo da numerose ricerche la decisione prevede un tempo soggettivo molto lungo per il così detto “iniziatore” del divorzio che dapprima elabora nel suo cuore e nella sua mente la decisione per poi comunicarla all’altro dopo mesi o anni di riflessione.

L’esperienza ci dice che anche colui che riceve la notizia a volte è preparato, se l’aspetta e ha molti indizi che hanno annunciato la comunicazione, ma qualcun altro resta sorpreso e incredulo di fronte alla novità “inattesa”.

Questa diversità di tempi soggettivi, motivata da fattori personali e di contesto, necessita che il mediatore efficace dedichi un tempo congruo alla formulazione delle aspettative prima di avviare il processo che ovviamente richiede due persone sufficientemente consapevoli della mediazione e con un pari potere negoziale (Marzotto, 2003).

Detto diversamente è come se nel mediatore fosse presente un “pregiudizio positivo”, ovvero il presupposto che i genitori, pur arrabbiati, delusi, e rancorosi sono in grado di autodeterminarsi, capaci di gestire in prima persona, senza delega, la riorganizzazione della vita familiare.

Crediamo infatti che giudici, avvocati, assistenti sociali o psicoterapeuti rappresentino le principali fonti di informazione per una coppia in conflitto, grazie alla relazione di fiducia che essa ha nei loro confronti ma dalle parole di un Altro. Con il mediatore, i genitori possono iniziare “un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o a seguito alla separazione, al divorzio o alla rottura della coppia a qualsiasi titolo costituita” (Marzotto, 2021).

La mediazione è anch’essa un qualcosa di articolato ma può risultare davvero utile alle coppie che affrontano una separazione (Farinacci & Belladonna; 2021).

Siamo soliti distinguere quattro fasi nel processo di mediazione: l’invio, ovvero il momento in cui uno o entrambi i genitori incontrano una persona di loro fiducia, leggono su Internet, vengono consigliati, inviati alla mediazione. La seconda definita di pre-mediazione, che comprende una serie di passaggi all’interno della stanza di mediazione e si conclude con la firma da parte dei membri della coppia del contratto, a cui segue la  fase di negoziazione vera e propria, finalizzata alla redazione degli accordi finali in merito al patto educativo, ma anche alle modalità di sostegno dei figli e alla divisione del patrimonio comune, che si coronerà con la fase di mediazione, in cui il gruppo di lavoro riflette sul percorso effettuato e sugli sviluppi futuri (Farinacci & Bonadonna, 2021).

Interessante, risulta il verificarsi di quello che Vittorio Cigoli chiama il paradosso della mediazione: proprio nel momento nel quale i genitori si stanno separando, si avvicinano. Questi infatti, programmano, organizzano una nuova vita familiare, discutono sul futuro dei figli, riconoscono esplicitamente all’altro ruoli che prima magari davano per scontato. Il tutto poiché, cosa che nessuna delle  coppie normalmente si aspetta, se il loro rapporto finisce sul piano relazionale evolve, si trasforma, su quello genitoriale.

Non saranno più compagni, coniugi, ma non smetteranno di essere genitori e i loro figli potranno sempre contare su una mamma e su un papà.

Salvatore Infantino

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