Martedì 2 maggio, all’Istituto Sarrocchi di Siena, si è tenuto l’incontro conclusivo del progetto “Giustizia, pena e detenzione” volto ad aiutare i ragazzi a capire la funzione riabilitativa della pena e della detenzione. Hanno portato la propria testimonianza persone che operano come professionisti o volontari all’interno della casa circondariale di Siena.

Il progetto, nato nel 2018, aveva subito uno stop a causa della pandemia da Covid, ma ora, finalmente, è stato portato a compimento, nella sua completezza, anche grazie al supporto offerto dalla dirigente dell’Istituto, Floriana Buonocore.

Ci rendevamo conto – spiega la referente per il progetto, professoressa Beatrice Semplici – che i nostri ragazzi studiavano l’Illuminismo, Beccaria e leggevano anche qualche brano di “Dei delitti e delle pene”; pur essendo preparati sull’argomento, dal punto di vista storico-letterario, quando poi, in classe, si trattava l’argomento della detenzione, le idee si facevano più confuse e i pregiudizi dilagavano. Insieme con le colleghe abbiamo cercato una strada per portarli ad affrontare questo tema in modo serio e consapevole, facendo loro comprendere meglio la funzione della detenzione. La pandemia da Covid ci ha ostacolate, ma l’obiettivo lo avevamo chiaro: in epoca di didattica a distanza ci siamo limitati alla presentazione del problema e alla lettura di opere e testimonianze che, in qualche modo, intaccassero almeno alcune di quelle certezze fondate su pregiudizi e fake news. Oggi, invece, abbiamo finalmente potuto riunire nella nostra aula magna gli studenti di quattro quarte dell’istituto che si confronteranno con operatori del mondo penitenziario: dal nuovo direttore della casa circondariale della nostra città, ad un agente della polizia penitenziaria, alla funzionaria giuridico-pedagogica, ad una docente che da anni insegna ai detenuti, al regista che attua il progetto del teatro in carcere, fino ad una collega che spiegherà ai ragazzi il senso del recupero del detenuto, alla luce della Costituzione.”

L’incontro è stato aperto dalla dirigente, Professoressa Floriana Buonocuore, che dopo un saluto ai presenti ha tenuto a precisare l’importanza di eventi di questo tipo.
Voi avete una grande fortuna a vivere in Toscana – ha esordito la dirigente – un luogo in cui da secoli ormai si è dimostrata la sensibilità riguardo all’importanza della pena giusta. Ai tempi in cui io ero studentessa, il 30 novembre non si andava a scuola, in tutta la nostra regione, poiché si celebrava  l’anniversario della riforma penale, promulgata nel 1786 dal Granduca Pietro Leopoldo, con cui si aboliva la pena di morte. Ora a scuola si viene, nonostante la ricorrenza, ma resta comunque importante ricordare quella svolta e un incontro come quello di oggi è fondamentale per comprendere l’importanza della pena, ma anche e soprattutto la sua funzione rieducativa. Aiutarvi a comprendere questi aspetti è di vitale importanza perché possiate rendervi conto di come funziona la nostra società.”

Il primo intervento è stato quello del regista Ugo Giulio Lurini che da qualche anno si occupa di attività teatrale in carcere, all’interno della casa circondariale senese, dopo essersi occupato già da tempo di teatro sociale.

Per i detenuti, le attività come il teatro o la scuola sono fondamentali – ha spiegato agli studenti – I vuoti, in termine di tempo, in carcere sono lunghissimi. Basta fare un confronto fra ciò che facciamo noi e ciò che possono invece fare loro: io, intorno alle cinque del pomeriggio, esco dalla casa circondariale e inizio a fare dell’altro. Soprattutto in questa stagione, con le giornate che si allungano, posso riempire il mio tempo con molte attività. I detenuti, invece, a quell’ora rientrano nelle loro celle e il tempo “si ferma”. Svolgere l’attività del teatro, scelta liberamente, è un modo per riempire dei tempi, ma anche per volare sulle ali di una libertà che a loro non è concessa. Qualcuno dei miei attori mi ha detto: “quando c’è teatro noi siamo fuori!” e ciò chiarisce bene quanto questa attività sia utile per loro. Tra l’altro, mettere in scena uno spettacolo per un pubblico di persone “libere” significa entrare in contatto con l’esterno. E anche questo ha un grande valore, per loro” .

Lurini ha poi mostrato alcuni spezzoni tratti dal documentario realizzato dai suoi attori e caricato sul loro blog “spirito in libertà”.
Queste attività sono formative per persone che spesso si sono affacciate alla vita in condizioni svantaggiate, rispetto alla normalità, come ha tenuto a precisare la professoressa Gambacorta che, a partire da un testo di Antonio Cassese, ben conosciuto dagli studenti, ha provato a spiegare come ci siano persone che, nascendo in certi contesti, sono portatori di ferite che possono essere curate solo attraverso attività di recupero sociale, come il teatro, appunto, la musica, la scuola.

Di recupero sociale ha parlato anche il dottor Marco Grasselli, nuovo direttore della casa circondariale senese, che ha risposto con grande disponibilità all’invito del Sarrocchi. “Sono molto contento dell’invito che mi è stato fatto dalla vostra scuola. Credo che sia molto importante che gli studenti possano conoscere realmente come si vive all’interno di un penitenziario. La devianza esiste da sempre e il carcere è la risposta della società a tale problema, ma, in un paese democratico come il nostro, la detenzione non può e non deve essere solo un momento “vuoto”. Questo momento è necessario, perché il detenuto ripensi ai propri errori e acquisisca la consapevolezza degli stessi. Ma devono esserci anche attività che riempiano positivamente i momenti vuoti. I detenuti sono destinati ad uscire, prima o poi. Il detenuto deve pagare la pena per cui è stato condannato, ma deve anche essere in grado di rientrare nella società, quando ha finito di scontare la sua pena, camminando possibilmente con le proprie gambe. Per questo sono importanti tutte le attività come l’istruzione, primaria e secondaria, il teatro, la musica, la pittura. A Siena, lo scorso anno, sono stati attivati, grazie alla collaborazione con l’Istituto Caselli, due corsi: uno per edili e l’altro per manutentori. Se è vero che la nostra mission è quella di custodire queste persone in carcere, è altrettanto vero che dobbiamo fare in modo che, scontata la pena, siano in grado di riprendere in mano la propria esistenza, fuori dal carcere. Uno dei problemi che affligge la nostra popolazione carceraria è la recidiva: circa il 70 % dei detenuti ritorna a delinquere, ma i dati dicono anche che quei detenuti che sono stati accompagnati in un processo di inserimento nell’ultimo periodo della detenzione sono a minor rischio recidive.”

Gli studenti si sono dimostrati molto attenti a questo intervento e hanno anche posto domande su questioni importanti come, per esempio, sulla possibilità dei detenuti di uscire facilmente dal carcere; il dottor Grasselli ha spiegato che esiste effettivamente  anche la possibilità di vedersi ridurre la pena, ma ha tenuto a sottolineare che dal carcere si è esce solo nei tempi indicati dai giudici. Il dirigente ha concluso il suo intervento sottolineando come il penitenziario è, sempre, un luogo di sofferenza ma  che a lui piace pensare che possa aiutare a far crescere le persone che vi sono provvisoriamente rinchiuse. La parola è poi passata all’agente di polizia penitenziaria Guerino Bertolini e alla professoressa Catlin Giolitti, che hanno illustrato le attività quotidiane dei detenuti.

Insegno ai detenuti da diversi anni. Per loro è importante la frequenza a scuola perché scoprono un’attività che, spesso, non hanno praticato in età adolescenziale e la scoprono proprio con noi; per loro può rappresentare una svolta perché è uno dei modi che ha l’istituzione ha per aiutarli nel reinserimento nel tessuto sociale. Qualche studente della casa circondariale non solo si è diplomato, ma oggi sta frequentando con discreto successo l’università. Non sono molti ma qualcuno riesce a trovare una strada diversa: questo è il nostro obiettivo. Come diceva prima il direttore, se è vero che le recidive sono molto frequenti, un dato confortante è sapere che, quando un detenuto ha intrapreso un percorso di recupero sociale, c’è una fondata speranza che non torni a delinquere.”

 

Il progetto “Giustizia, pena e detenzione”, per l’anno scolastico 2022-2023, si è concluso ma potrebbe avere un appendice con una visita al teatro della casa circondariale senese per la messa in scena di uno spettacolo realizzato dai detenuti sotto la regia di Ugo Giulio Lurini. Per ora, il successo per i docenti che hanno fatto intraprendere questo percorso alle loro classi, è che gli studenti abbiano maggior consapevolezza della realtà del carcere.

Marina Berti

nelle foto l’incontro degli studenti del Sarrocchi con chi opera, da professionista o come
volontario, all’interno della casa circondariale di Siena. Si distinguono,  il regista attore Ugo Giulio
Lurini e la funzionaria giuridico-pedagogica Maria iose Lucia Massafra con la professoressa Beatrice Semplici; le professoresse Francesca
Gambacorta e Catlin Giolitti; il direttore della casa circondariale Marco Grasselli con l’agente di polizia penitenziaria Guerino Bertolini.

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