Anche oggi per la rubrica Qua la zampa, vi raccontiamo la storia di Pinky, una gattina amorevole che dopo l’aggressione necessitava di uno “stallo” per guarire e trovare successivamente una famiglia. Ora è sana e felice e grata al suo angelo che l’ha accolta con amore e dedizione.

C’era una volta una gattina, Pinky…

Figlia di una micia di colonia, poi sterilizzata, non era stata adottata da una famiglia, ma da un quartiere intero, in quel di Porto Santo Stefano. Coccolata e viziata da tutti i clienti del supermercato presso il quale aveva deciso di prendere residenza.

Una sera, mentre dormiva tranquilla, fu aggredita da un cane portato a spasso ma lasciato senza guinzaglio, con il risultato di due zampine fratturate in più punti, poi operate, ma con il rischio di amputazione per quella anteriore, che all’inizio sembrava aver perso sensibilità.

La nostra eroina, salvata e curata da due ragazze meravigliose, non poteva però star certo due mesi in una gabbia di degenza, aveva bisogno di una zia che la stallasse. E qui entra in gioco la sottoscritta.

Senza aver mai stallato un gatto convalescente, con i ferri alle zampe, non nego di aver avuto all’inizio molta paura (e ansia), perché stesse al meglio e fosse al sicuro. Beh, la signorina, non appena arrivate a casa e aperto il trasportino, a dispetto di collare, ferri ecc, mi è praticamente saltata al collo, strusciandosi e “abbracciandomi”.

Aveva la sua stanza con tutte le sue cose e con la cuccia, ma ha dormito sempre nel letto con me. Aspettandomi dietro il portone, quando tornavo dal lavoro e correndo come un leprotto su per le scale e sul letto, per prendersi la sua dose di coccole.

Pinky a quel punto è stata soprannominata “falsa invalida”, perché non solo le zampine son guarite, ma quella anteriore che sembrava essere rimasta insensibile, con la fisioterapia, è tornata praticamente normale. Intanto andava cercata una adozione definitiva, adatta a lei: con appelli al limite del ridicolo, fotomontaggi e ipotetiche conversazioni fra me e lei, in cui la prendevo in giro e in cui facevo di tutto per non “cadere” nel pietismo.

Adozione trovata grazie ad un’amica e collega speciale di Parma, che è venuta in Maremma appositamente per venirla a prenderla. E non poteva trovare famiglia migliore: mamma, sorella umana, 3 fratellini pelosi.

Mi è mancata tanto, mi manca ancora la mia patatina; non nego di aver fatto fatica a separarmene. Ma qui da me, non sarebbe stata al sicuro: troppe scale in casa, il rischio di uscire dal portone e di perdersi, non conoscendo la zona.

Gli stalli sono anche questo: affezionarsi per poi doversi separare da creature che senza conoscerti, sanno darti amore e dimostrarti riconoscenza, per il loro bene.

Ma in fondo, l’amore è anche questo, no? Pensare al bene di chi ami e donare, in modo disinteressato. E a me lo hanno insegnato proprio loro, i gatti.

Cosi come mi hanno insegnato l’importanza fondamentale degli stalli, per potersi prendere cura di chi ha bisogno di cure e monitoraggio costante, che altrove non potrebbero avere. Non abbiate paura di stallare un gatto bisognoso: basta una stanza e  un po’ di tempo per stare con lui e …  la cosa “peggiore” che potrebbe accadere, è che ve ne innamoriate!

Nicoletta Barocca

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