Un libro per raccontare un senese che non dimenticheremo. Ospitiamo con estremo piacere il ricordo di Alessandro Falassi scritto da sua moglie. Una pubblicazione firmata da lei e dal figlio Giovanni sarà presentata domani.

Sono due i volumi che racchiudono gli scritti di Alessandro Falassi e sono un dono che Giovanni ed io abbiamo voluto fare in occasione, ancorché triste, del decennale dalla scomparsa.

Il dono è scaturito dal desiderio di ricordare non solo il padre ed il marito, ma anche lo studioso, l’appassionato di Palio, un innamorato della Città e della sua Contrada.

L’Università per Stranieri di Siena, nella persona del Magnifico Rettore Montanari, tramite l’insostituibile mediazione del prof. Cataldi, ci ha reso orgogliosi e ci ha onorati, proponendoci il patrocinio e l’incontro di domani, lunedì 25 marzo (una data importante per Siena: il suo antico capodanno, ma Alessandro non poteva non “scegliere” un giorno banale, n.d.r), che sarà sicuramente bello e significativo, anche grazie alla presenza del prof. Balestracci e della prof.ssa Folchi.

Molto è stato scritto nei suoi numerosi libri; la bibliografia è alquanto nutrita e non è il caso di ricordarla in questa sede, ma in questi volumi sono stati raccolti gli scritti effimeri, quelli apparsi su quotidiani, riviste, periodici, ci sono i discorsi pronunciati e non pubblicati, ed infine interviste rilasciate in varie occasioni.

Gli argomenti sono davvero tanti e disparati, nei tipi di Betti editore, con la bellissima copertina opera di Rita Petti.

Quindi, i due volumi sono il risultato di una ricerca, di una collazione, durata per anni, e di una riscrittura, pezzo per pezzo, estiva che cominciava fin dal mattino presto, faticosa, ma solo all’inizio, perché poi, giorno dopo giorno, diventava lieta, quasi un appuntamento cercato, perché era come riprendere un dialogo che si era interrotto dieci anni fa solo fisicamente.

In ogni articolo, in ogni pezzo ritrovavamo quell’umorismo tipico di Alessandro, quella profondità leggera di vedere le cose, quello studio preparatorio assiduo, quando seduto tra pile di libri, alla sua scrivania, con l’immancabile tazza di caffè e qualche sigaretta di troppo, “rimuginava” per poi scrivere e riscrivere di getto.

E il nostro “rumore” attorno non lo disturbava, anzi diceva che gli faceva compagnia, come la sua immancabile gatta che lo guardava sorniona dall’altro capo del tavolo, riconoscendo solo in lui l’umano di casa degno di rispetto.

Noi, che lo “frequentavamo” come padre e marito, amavamo il suo spirito curioso, la sua ironia, il suo essere sempre pronto a comprendere, ad imparare, a divulgare quanto sapeva, senza boria, senza superbia intellettuale, ma con il sorriso accogliente e carezzevole, che noi conoscevamo bene, anche quando era esausto.

E riscrivendo i suoi scritti abbiamo ritrovato quel sorriso.

Chiara Taddei Falassi

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