“Donare sangue per me non è solo un gesto di solidarietà: è una parte di chi sono”. Inizia così la testimonianza di Elisabetta Bardi premiata dalla Fratres, proprio ieri, per ben 100 donazioni effettuate. Ma la storia di questa donatrice ha della magia. Scopriamola insieme.
Moglie, mamma, professionista, volontaria di Codini e Occhiali. Elisabetta Bardi e’ tutto questo. Senza dimenticare un dettaglio: dona il sangue.
Cosa significa per te donare?
“È un modo per sentirmi viva, utile, connessa agli altri in un modo profondo e concreto. Ho avuto l’esempio di mio babbo e di mia mamma, entrambi donatori Fratres, e da loro ho imparato che donare è un atto semplice ma carico di significato.
Mi spinge il pensiero che con pochi minuti del mio tempo posso davvero fare la differenza nella vita di qualcuno.
Ogni donazione è un piccolo dono che parte dal cuore. E poi, in questo percorso, ho incontrato persone meravigliose: volontari, donatori, operatori — una vera comunità fatta di umanità, rispetto e cura”.
C’è una donazione che per te ha un significato particolare?
“Sì, ce n’è una che non dimenticherò mai ed è stata ricordata anche durante la premiazione, dall’infermiera del centro trasfusionale di Castelfiorentino, Maria Baldini. Lei mi ha sempre descritta come una donatrice che non si lamenta mai e che va avanti per la sua strada, senza tante storie. Ma quel giorno ero diversa. 12 anni fa, lo ricordo perfettamente come se fosse ieri! Avevo fastidio per tutto: l’ago che non entrava, la macchina del plasma che suonava in continuazione: insomma, ero proprio insofferente.
Maria mi guardò e mi disse: ‘Secondo me c’è qualcosa che non va o forse qualcosa di bello sta succedendo! Forse aspetti un bimbo.’ E io le risposi quasi infastidita: ‘Ma non scherzare!’ In realtà, quel bimbo lo desideravo più della mia stessa vita e lo stavo cercando da tempo.
Una settimana dopo la chiamai. Aveva ragione. Stavo davvero aspettando un bambino. Ecco, quella donazione rimarrà per sempre nel mio cuore.”
Cosa ti sento di dire a chi può donare, ma ancora non lo fa?
Mi sento di dire che donare sangue è uno dei gesti più semplici eppure più grandi che una persona possa fare. È un atto che non ti toglie nulla, ma che può dare tutto a qualcuno. Davvero: tutto.
È un momento della tua giornata, un po’ di tempo che offri, e con quel gesto puoi salvare una vita. Forse di qualcuno che non conoscerai mai, ma che grazie a te potrà riabbracciare la sua famiglia, tornare al lavoro, vedere crescere i propri figli.
La donazione deve nascere da dentro, certo. Nessuno ti può costringere. Ma io vorrei urlarlo, con tutto il cuore: chi può, vada a donare!
Viviamo in un momento in cui le donazioni non bastano mai, e ogni giorno negli ospedali c’è qualcuno che aspetta quel gesto.
Donare ti cambia. Ti rende più consapevole, ti fa sentire parte di qualcosa di più grande, ti fa vedere il mondo con occhi diversi”
Ogni donazione e’ speciale?
“Ogni donazione è speciale.
E lo dico con il cuore in mano: ogni persona dovrebbe provarlo almeno una volta nella vita. Per capire quanto può far bene non solo agli altri, ma anche a sé stesso. Perché donare sangue ti fa sentire completo, vivo, utile, connesso agli altri in modo autentico.
È un atto d’amore, silenzioso ma potentissimo. E oggi, in un mondo che corre e che spesso si chiude, un po’ più di amore non guasta mai”.
Dove doni?
“Le mie donazioni si svolgono al centro trasfusionale di Castelfiorentino, un luogo a cui sono profondamente legata.
Lì non si va solo per donare: si entra in un ambiente accogliente, familiare, dove ogni volto ha un nome e ogni gesto è fatto con cura.
In tutti questi anni, lo staff — medici, infermieri, volontari — è diventato un po’ la mia seconda famiglia.
Ti ascoltano, ti fanno sentire a tuo agio, anche nei giorni in cui magari sei più stanca o pensierosa.
Donare lì è come tornare a casa: sai che stai facendo del bene, ma senti anche di riceverne altrettanto”.
Nella foto Elisabetta Bardi è con Maria Baldini che l’ha premiata domenica scorsa ricordando quella “donazione particolare”
Poi Elisabetta ci tiene ad evidenziare un dettaglio.
“E fra l’altro qui in quest’occasione ho consegnato alla Fratres di Certaldo il certificato di Codini e Occhiali per aver contribuito al successo del nostro banchi a maggio scorso nella piazza Boccaccio di Certaldo, una testimonianza incredibile di collaborazione fra associazioni che dura da ben tre anni”