Codini e Occhiali flashmob per le malattie rare

Con le parole della dottoressa Cristina Rigacci “ripartiamo” dopo questi giorni di festività pasquali: tra i diversi messaggi che ci siamo scambiati, la parola ricorrente è stata speranza. A tal proposito, ecco il nostro augurio.

La Pasqua ha di per sé come simbolo la colomba che, nella tradizione cattolica, con il legame all’immagine del Cristo Risorto, evoca il senso della rinascita e della risurrezione. Non a caso anche il significato dinamico della colomba è quello di pace e amore con un richiamo alla speranza in un qualcosa di nuovo (Crocetti, 2011). In italiano, con il termine speranza definiamo l’attesa fiduciosa di un evento positivo, che cambi in meglio le sorti di una situazione.

Secondo Shimanoff (1984) la speranza è una delle emozioni più frequentemente menzionate nelle conversazioni di tutti i giorni: le persone infatti sperano tutte nel raggiungimento di un bene o nell’evitamento di un male. Del resto il concetto di Speranza è  sempre stato presente sin dalla storia dei popoli ed il suo significato ha assunto declinazioni diverse nei tempi e nelle culture, come testimoniato dalla sterminata letteratura teologica, filosofica, religiosa e psicologica ad esso dedicata.

Come riportato da Buonaccorso & Salese (2020), a partire dai primissimi studi effettuati oggi è abbastanza chiaro che la dimensione della speranza è stata considerata come fattore fondante la relazione di cura e pertanto approfondita nelle sue componenti e qualità dal punto di vista delle persone malate. Una delle definizioni che ne deriva, tra le tante, è: “forza vitale dinamica multidimensionale caratterizzata da un’aspettativa fiduciosa, ma incerta, di raggiungere un bene futuro che, per la persona che spera, è realisticamente possibile e personalmente significativo”.

Ma, andando oltre le definizioni, è possibile affermare che la speranza ha implicazioni psicologiche sue peculiari (Shrank et al., 2008) ma soprattutto vanno considerati due suoi aspetti importanti (Lazarus, 1991, Smith et al., 199): permette di guardare al futuro ma si associa ad una sostanziale -e direi centrale – incertezza soprattutto se pensiamo agli esiti della stessa che sono, appunto, assolutamente incerti.

Ma perché sperare è importante? È stato mostrato in moltissime occasioni, che vivere con speranza aiuta le persone a ridurre lo stress, a migliorare il benessere psicologico e la qualità della vita ed è correlato a un miglior funzionamento psicosociale (Vaillot, 1979; Menninger, 1959). Al contempo la mancanza di speranza, definita come percezione di una situazione insormontabile dove nessun obiettivo sembra raggiungibile, è associata invece a depressione e al desiderio di affrettare la propria morte (Allen, 2013).

E per concludere? Anche gli esperti concordano sul fatto che c’è sempre molto da capire sulla speranza (Casadio, 2016) che resta comunque un fenomeno più legato al mondo teologico e filosofico che non a quello scientifico. La mia personale conclusione la mutuo da un insegnamento, tra i più importanti che ho potuto ricevere: per vivere bene bisogna avere “la mente nel sogno e i piedi per terra” (Crocetti, 2021).

Cristina Rigacci 

Psicologo e Psicoterapeuta, è disabile da quando aveva sei anni. Studiosa di dinamiche psicologiche sottese ad una genitorialità difficile o resa tale per la presenza di un figlio che soffre a causa di una malattia o disturbo, ha lavorato per anni con le associazioni senesi “Sesto Senso” e “Asedo” per facilitare l’integrazione di alunni con disabilità e favorire esperienze di autonomia (housing) per un piccolo gruppo di ragazzi Down. E’ tra i soci fondatori di Codini & Occhiali. 

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