Monica è la mamma di Federica, una ragazza di 28 anni di Poggibonsi di cui vi abbiamo già raccontato la storia nella giornata dei disturbi alimentari. Ma ci siamo mai chiesti come vivono i genitori queste situazioni? Come le affrontano e che emozioni nascono nel vedere un figlio che non mangia e che in qualche modo rifiuta la vita…?

Monica e Federica

La nostra amica è infermiera da 32 anni “è sempre stato il mio sogno e lo è tuttora, da quando in seconda superiore avevo capito di voler lavorare coi bambini e di prendermi cura di loro nei reparti ospedalieri. Mi ritengo fortunata aver potuto fare un lavoro che mi piaceva e mi continua a piacere!”.

Monica ha due figlie e parlandomi di Federica mi racconta che è sempre stata la più mite delle due, la più riflessiva, con un forte ascendente emozionale. Anche tra gli amici era quella che mediava senza mai far nascere discussioni inutili. Con lei c’è sempre stato un bel dialogo, riuscendo a chiacchierare di tutto con libertà e spensieratezza. Fino a quando intorno ai 16 anni è avvenuto un cambiamento e Federica ha cominciato a chiudersi in se stessa “c’erano discussioni continue, a volte anche senza motivo… decido così di chiederle se avesse bisogno di uno psicologo, visto che né io né il suo babbo riuscivamo a capire, pur avvertendo un forte disagio”. Federica si rende conto di aver bisogno di un aiuto anche grazie alle amicizie che la supportano, ma nonostante la presa di coscienza, il percorso è lungo e tortuoso… “C’è poca conoscenza di questa malattia psichiatrica e sono poche le strutture ed i professionisti che sono in grado di prenderla in carico e curarla a 360 gradi”, sottolinea Monica. Dopo anni di “pellegrinaggio” (come lo definisce lei) la famiglia approda in un ad un istituto  che cura disturbi dell’alimentazione in Toscana, dove Federica è stata accolta, ricoverata, curata e dove è tuttora seguita.

Monica ci racconta di essersi messa in discussione come genitore, di essersi fatta mille domande e di aver dovuto adattare via via la vita familiare alle esigenze della figlia, con alti e bassi e tensioni ricorrenti “ora riusciamo a riderci un po’ su, ma non è stato facile e non è così scontato che avvenga… l’equipe medica che prende in carico un malato di anoressia, deve necessariamente prendersi cura anche della famiglia: i genitori, i fratelli e le sorelle coinvolti non hanno gli strumenti per gestire una situazione così nuova e complessa”.

Credo, inoltre, che se ne parli troppo poco poiché si affronta l’argomento solo nella Giornata dei disturbi alimentari e poi, purtroppo, cala il sipario… bisogna invece cominciare a parlarne nelle scuole e trasmettere il concetto che il chilo, due, tre in più non sono sinonimo di inadeguatezza ma piuttosto peculiarità e caratteristiche personali che portano l’individuo a sviluppare la sua unicità e di questa esserne fiero. Non ci si può omologare a degli standard pesando in continuazione ciò che si mangia e penalizzarsi infliggendosi castighi, se non si è raggiunti un obiettivo che risulta poi essere effimero… Inoltre, bisogna creare una sorta di mutuo aiuto dove famiglie che si trovano ad affrontare una malattia così complessa, trovino accoglienza, consigli e suggerimenti”.

Monica ed il marito, genitori di Federica
Monica ed il marito, genitori di Federica

La nostra amica punta l’attenzione anche sulla società che impone canoni di bellezza irraggiungibili, così come sui social in cui si trovano siti che spingono ragazze e ragazzi (ma anche adulti) a voler diventare qualcosa che non sono e mettendo a rischio la propria vita. Le persone coinvolte devono sapere che si può guarire o, in altri casi, si  impara a convivere; questo però senza nascondersi dietro la paura che è cattiva consigliera o, peggio ancora, ignorando i segnali che i ragazzi esprimono.

Oggi Federica sta meglio e di questo bisogna senza alcun dubbio rendere merito, oltre che all’equipe che l’ha in cura, alla famiglia che le è stata vicino fin da subito e che continua a farlo. La sua fortissima mamma non smetterà mai di parlarne e divulgare il più possibile la sua esperienza affinché possa essere d’aiuto ad altre famiglie… “la perfezione non esiste” mi dice Monica “ma si può imparare che anche il singolo difetto può diventare un valore aggiunto, un tratto caratteristico che ci porta verso l’essere unici”.

Grazie Monica per la forza e la grinta che dimostri quotidianamente e che il tuo messaggio possa essere colto ed arrivare a chi si trova in situazioni di disagio, riuscendo ad intravedere una luce di speranza.

Stefania Ingino

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