FS e sua figlia insiemeFS e sua figlia insieme

Una storia che ci ha fatto “vibrare”: la pubblichiamo ricordando che, in data 29 settembre, si è celebrata la giornata mondiale del cuore. Ringraziamo F. per aver aperto il suo di cuore al fine di raccontare un momento della vita che non dimenticherà mai.

Il cuore, che batte in ognuno di noi, quello che ci fa vivere insieme al nostro respiro.

Per questo tutti dovremmo averne cura, e rispetto, e attenzione.

Quando i bambini nascono, hanno il primo controllo del loro piccolo cuore. Anzi, anche prima. ‘Signora, ecco il battito di suo figlio’ esclama con una certa solennità la ginecologa durante un controllo di routine della gravidanza. E padre e madre sorridono, si cercano reciprocamente la mano per stringerla forte, qualcuno o qualcuna si commuove pure.

Il cuore è vita.

Io non lo posso dimenticare mai.

C. aveva 6 anni da compiere, un visetto vivace e tanta allegria, quando il dott. Pierli, cardiologo senese di grande umanità e bravura da poco scomparso, la visitò, quasi per caso.

Un paio di precedenti ecografie avevano evidenziato ‘un buchino al cuore’, che sembrava scomparso con la crescita. Qualcosa però mi sembrava non andasse ancora alla perfezione; per questo mi rivolsi a uno dei migliori cardiologi senesi di cui avevo sentito parlare.

Lui osservò mia figlia, il suo piccolo cuore, e con decisione e dolcezza mi disse: ‘ signora, ora io chiamerei un mio amico di Massa , dell’ ospedale del cuore. Per operare al più presto sua figlia.’.
La mia testa iniziò a girare vorticosamente, a stento riuscii a rimanere vigile.

Intanto lui telefonò: ‘ti mando una bambina di sei anni’. La chiamata fu breve. ‘ Era il dott. Murzi’. Mi spiegò. L’aspetta domani.

Tornata a casa cercai notizie su internet del dott. Murzi. Volevo sapere chi era. Trovai un articolo immediatamente: ‘ dott. Murzi, il mago dei piccoli cuori‘ era il titolo. Due mesi dopo entravo con mia figlia nel reparto di cardiochirurgia infantile dell’ ospedale del cuore di Massa.

I cuori, si sa, sono come gli animi, tutti diversi in qualcosa, anche se sembrano in apparenza tutti uguali. La cosa difficile per un cardiologo è capire quali sono le differenze che fanno male e quali invece sono solo piccole caratteristiche innocue che differenziano un cuore dall’ altro.

C. aveva qualcosa di sbagliato che andava sistemato. Era certo. Potevamo non accorgercene, ci fu detto . Queste cose accadono più spesso di quanto si pensa. I bambini crescono, diventano adulti. E all’ improvviso un cuore cede. E sembra un caso. Invece spesso basterebbe prevenzione e cura.

Questo ho imparato da quei mesi così intensi e confusi.

C. fu operata.
Una equipe efficiente, attenta, ha messo a posto il cuore di mia figlia.
A volte, quando incrocio lo sguardo del dott. Murzi a ogni visita annuale di controllo, mi sembra di leggere nei suoi occhi la malinconia di chi ha visto tanti tanti cuori, e pur avendone curati la maggior parte, forse qualcuno non è riuscito a curarlo, e resta come piccola ferita nel suo, di cuore.

Nella camera insieme a noi, in quei giorni, c’era una famiglia ucraina, una bimba di un anno, anche lei con il suo cuore da riparare. Il suo pianto risuonava ogni notte, come il tramestio di cucchiai e ciotole che veniva dalla piccola cucina del reparto, in cui le mamme dei piccoli degenti potevano preparare le pappe e scaldare il latte per i loro bambini.

Otto giorni, poi finalmente dimissioni, anche se con emoglobina bassa e tanta attenzione per la convalescenza.
Noi a casa ancora festeggiamo, e lo festeggeremo sempre, il secondo compleanno compleanno di mia figlia: il giorno dell’ operazione . Ogni anno, da allora. E sono passati 8 anni.

Il rito consolidato prevede la cena al ristorante giapponese: quando tornammo dall’ ospedale C. chiese di mangiare sushi per cena. Lo ordinammo con il take away, come fosse una vera festa a sorpresa.

Senza prevenzione, senza controlli, senza tutti i medici scrupolosi e attenti che ci sono al mondo che possono osservare il nostro cuore e curarlo, penso che tante persone in più perderebbero tanti giorni da vivere, morirebbero senza un perché.

Ognuno ha la sua storia da raccontare.
Io avevo questa. E ricordo di quei giorni sono un libriccino donato dall’ ospedale che C., in cui un Panda spiega in cosa consiste un intervento al cuore, un diario scritto a stampatello grande da me sotto dettatura di mia figlia e poi da lei, nei giorni successivi, in cui racconta le sue emozioni di quei giorni, entrambi conservati tra le sue cose preziose.

E una lunga cicatrice sul petto , che oggi i compagni di scuola le chiedono di vedere, e lei mostra quasi orgogliosa.

FS

(nella foto principale mamma e figlia insieme)

 

 

 

 

 

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