Il Sarrocchi e l’educazione all’affettivita’: la scuola deve insegnare, la scuola deve educare. E quando qualcosa va storto, si addita alla scuola che non ha avuto la capacità di leggere le anime e di andare oltre i curricula.

Eppure la scuola prova a dare il meglio  e spesso va molto oltre e con pochi mezzi, spesso solo con la volontà di docenti e studenti che si incontrano in un’ aula sconcertati per quel che avviene in quel mondo per cui la scuola dovrebbe preparare quei ragazzi.

Nascono così tanti progetti, in silenzio e solo per dare voce a quei giovani indicati come poco responsabili, ma che spesso non hanno spazio nelle vetrine della comunicazione.

È quello che è successo agli studenti della classe 2 D Istituto del Sarrocchi di Siena e alla loro professoressa Francesca Angeli, che in occasione del 25 novembre, giornata contro la violenza di genere, travolti dalle notizie che riguardavano Giulia Cecchettin, hanno risposto all’orrore con un video che senza parole racconta il dolore, la rabbia e il desiderio di cambiare le cose.

La professoressa Angeli, messi da parte per qualche ora autori e testi sacri della nostra letteratura, ha seguito i suoi studenti in questo percorso che li avvicina e li allontana, nello stesso momento, dalla realtà della violenza di genere.

la professoressa Angeli
la professoressa Angeli

Professoressa Angeli, da dove nasce l’ idea di realizzare questo video?

Sicuramente nasce dallo sconcerto che a volte diventa paura; da una presa di
coscienza che fa vacillare, ma senza dubbio anche da un bombardamento mediatico che poi diventa profondamente emotivo. Ma questo progetto nasce soprattutto da una paura che si trasforma in una sfida, proprio laddove oggi le sfide sono all’ordine del giorno: nella quotidianità di un Istituto Scolastico e di una classe come tante altre, la cui specificità poi irrompe vulcanica in un minuto di riprese coraggiose e condivise.”

A suo modo di vedere, questo video cosa rappresenta per i suoi studenti?

E’ proprio in questo minuto di riprese che si sviluppa un pensiero potente: quello che si sprigiona da mani, occhi, bocche che cercano la strada giusta per incontrarsi, laddove l’aggettivo giusta è nell’imbarazzo di una porta chiusa per registrare, ma anche di un sospiro, che nasconde l’agitazione per una prestazione apparentemente diversa da quelle richieste “didatticamente”. Il tutto si condensa in un grido sussurrato con forza e tuttavia senza voce: è formato dalle speranze di una gioventù che sboccia e lo fa con delicatezza e potenza insieme, occupando da protagonista lo spazio che le spetta e riempiendolo di quell’arcobaleno di colori di cui solo la gioventù sa davvero essere portatrice”

Com’è questa gioventù agli occhi di una docente che condivide tempo e speranze con i suoi studenti?

È una gioventù che ha le idee chiare e un disperato bisogno di qualcuno che la ascolti, perché ha voglia di parlare, con ogni mezzo consentito. Le sue parole più forti oggi, riferibili a questo video, le hanno pronunciate loro, i protagonisti: “ Bello pensare che il punto di arrivo, in una relazione, sia il bacio!” hanno sostenuto alcuni a cui però hanno fatto eco altri, che sono giunti ad altre conclusioni, come “I gesti pesano, eppure a volte sono così facili da fare!” oppure “Dobbiamo far sì che il rumore dei baci copra quello delle ferite!”.

E dopo una tale affermazione, non c’è altro da aggiungere se non guardare il video che i ragazzi hanno girato, senza grandi mezzi, ma con la voglia di urlare il loro no alla violenza di genere e fare un plauso a tutti loro:Anichini Francesco, Brachino Alessandro, Buonocore Kris, Caliani Lorenzo,Calderai Francesco, Cetoloni Leonardo, Cortese Luigi, Demurtas Arianna, Duranti Giacomo, Gori Irene, Lusini Ermes, Mangani Duccio, Terrosi Diego e alla loro insegnante, Francesca Angeli.

il video

Marina Berti

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