Anche oggi Luca Gentili ci porta a vivere emozioni nel silenzio e nella magia del Nepal, per raggiungere l’Annapurna passando da luoghi incantati e senza tempo. Lo seguiremo  provando a raccontare attraverso l’articolo sul nostro giornale e il podcast che si puo’ ascoltare grazie alla bellissima voce della nostra Stefania Ingino. Buon viaggio e buon ascolto! 

 

9 marzo Da Tatopani a Jomsom

Io vivo nei miei sogni. Anche gli altri vivono nei sogni, ma non nei loro, ecco la differenza.

(Herman Hesse)

Al mattino sono di nuovo in strada e uscito dall’abitato di Tatopani prendo la direzione per Jomsom; mi arrampico per un sentiero che in qualche punto è una traccia, fatico a distinguerlo, sparisce disperso tra i sassi e a tratti mi trovo a camminare nel letto secco di un fiume.

In alto il percorso prosegue incavato nella costa della montagna e con sorpresa mi accorgo che questa notte è franato.

Un grosso escavatore prova a rubare una lingua di roccia, la montagna non si arrende, rifiuta di fermarsi, continua a gettarmi addosso polvere, sassi e fango… impotente attendo, qui è un’arte; nessuno sembra avere furia, la gente si siede, parlotta e ti sorride.

La Royal si sta comportando bene: le marce escono ad ogni sobbalzo, gli ammortizzatori, inadeguati al percorso, vengono degnamente sostituiti dal mio deretano, la strumentazione ha smesso di funzionare dopo pochi chilometri e perle d’olio appaiono in ogni giuntura del motore.

Devo però confessare che non vorrei altra moto, la sento mia, una docile compagna che si inerpica passo dopo passo per la mitica “road” Beni Jomsom.

Quando raggiungo il Borgo di Marpha, raccolto intorno al monastero buddista, lo guardo con la bocca aperta, mi mancano le parole: è difficile descriverlo, raccontare ciò che l’uomo ha costruito in centinaia di anni, mi mancano le parole non so cosa dire; che è un gruppo di case di pietra, che alcune sono letteralmente appese alla montagna, che sono sorrette da puntelli in un equilibrio cosi precario da domandarsi quale fede le sorregga; i tetti sono di un fango giallo chiaro, una ordinata cornice di legna li circonda, scorte per il rigido inverno.

Realizzo di non essere capace di rappresentare le armonie messe insieme dall’uomo e dal tempo; sono felice, sono arrivato qui, i miei occhi sorridono, spero che tutto questo non venga travolto, consumato, distrutto, dal turismo che sembra pian piano aggredire questa magica valle.

Al calare della sera arriviamo a Jomsom, una strada di un km contornata di case, alberghi, negozi e un aeroporto di terra battuta: qui arriva chi in comodità vuole affrontare gli oltre 8000 metri dell’Annapurna.

La luce elettrica oggi c’è stata per meno di un’ora, l’albergo, forse uno dei migliori, si sviluppa intorno ad una stanza centrale, nel mezzo troneggia una grossa stufa di ferro massiccio, le camere vi si affacciano come fosse una corte e non hanno riscaldamento.

La gentile signora nepalese, alla fine di una ottima cena, ci ha portato una splendida borsa dell’acqua calda, che ha reso possibile infilarsi sotto le coperte senza immediatamente gelare.

La temperatura fuori è abbondantemente sotto lo zero, la situazione, nonostante tutto, è “confortevole”.

Ho ancora in corpo l’adrenalina della salita, gli occhi rimandano alla mente i dettagli di una giornata fantastica:li ripasso e li ripasso ancora, in un disperato tentativo di non perdere nessun ricordo.

per saperne di più

“Raccontare sogni” con Luca Gentili parole e podcast

Luca Gentili

 

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