Ieri pomeriggio, presso la sala SET del Tetro Politeama in Poggibonsi, si è svolto l’incontro per la presentazione del libro “Il gioco dell’Oca, l’anoressia raccontata a due voci” una testimonianza toccante e reale che Federica e sua mamma Monica, con la preziosa collaborazione di Daniela Pecchi, hanno voluto condividere con i presenti: la speranza e l’invito e di non terminare mai dibattito e attenzione su questo argomento.

Raggiungiamo telefonicamente Monica che, ancora incredula per l’accoglienza ricevuta, ci racconta l’evento: “è stata una meravigliosa esperienza, la sala era pienissima, a dispetto delle nostre aspettative che pensavamo di accogliere una ventina di persone sì e no! C’erano persone addirittura in piedi e qualcuno è dovuto andare via perché non c’era più posto neanche per parcheggiare le auto. E’ stato un incontro interattivo in cui sono emersi concetti importanti che ci hanno fatto capire che, col nostro racconto, abbiamo iniziato a gettare piccoli semini che speriamo possano diventare, un giorno, un bel giardino fiorito. Purtroppo è affiorato il sentore che le famiglie coinvolte, troppo spesso, si sentono sole ed il solo pensiero di poterne parlare con qualcuno, le ha fatte sentire più alleggerite da questo carico immenso che è la malattia”.

Il racconto tradisce l’emozione e le parole corrono.

Ho anche voluto invitare il responsabile dell’associazione Il Girasole di Siena, Fabrizio Padrini, che è stato così gentile da venire e dare il proprio contributo di pensiero: ha sottolineato l’importanza di fare rete perché da soli non si può lavorare visto che ci troviamo di fronte ad una malattia sempre più presente e che colpisce non solo chi ne soffre, ma l’intero nucleo familiare.  Da parte del pubblico sono giunte domande molto sentite e toccanti: come se fossimo riuscite a toccare delle corde nascoste in persone che probabilmente avevano vissuto esperienze così dolorose, che lasciano il segno”.

Poi la domanda più importante. Federica?

“La mia Federica è stata veramente brava perché si è letteralmente messa a nudo raccontando dettagli e momenti della sua vita dei quali non è per nulla facile parlare. Ma ha dimostrato coraggio (e questo è arrivato), infondendolo a sua volta nei presenti, smuovendo piccoli sassolini finora rimasti stantii. Il nostro obiettivo è stato raggiunto: quello di accendere una piccola luce nei cuori di chi sta soffrendo vivendo una malattia così subdola, ma così invalidante. Speriamo che la gente possa non sentirsi più sola, ma uscire, parlare, e dimostrare che con il giusto percorso ed un corretto supporto, ce la si può fare”.

Le parole di Monica mi sono arrivate dritte al cuore trasmettendomi realmente forza e caparbietà. Speriamo che possano fare lo stesso effetto in chi si ritrova a vivere in quel tunnel dal quale non vede via d’uscita.

Federica e Monica: ora vi aspettiamo a Siena!

Stefania Ingino

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