Domenica 10 marzo 2024 si è svolto un evento di grande significato per la comunità di Chiusdino e dei paesi circostanti, poiché ha segnato l’ufficializzazione dell’intitolazione dei giardini adiacenti alle ex scuole medie ai minatori.

La cerimonia si è svolta sotto gli occhi attenti delle autorità locali e di una numerosa folla commossa, composta non solo da cittadini chiusdinesi, ma anche da familiari di ex minatori ora residenti in paesi limitrofi e spesso anche da zone più remote, nonché legate da ricordi e da affetto con la realtà mineraria delle colline metallifere.

Il Sindaco di Chiusdino, Luciana Bartaletti, ha presieduto il consiglio comunale, pronunciando un discorso toccante sull’importanza della memoria collettiva come elemento identitario della comunità e per “cementare” i valori comuni sui quali la stessa si fonda. Ha sottolineato come i sacrifici dei minatori rappresentino un esempio di coesione tra le generazioni passate e future.

Il Sindaco di Montieri, Nicola Verruzzi, ha ribadito l’importanza del mondo minerario come fattore di sviluppo per il tessuto sociale ed economico nonché fattore di unione tra le comunità di Chiusdino, Montieri e dei comuni limitrofi. Ha raccontato altresì alcuni ricordi personali legati al mondo delle attività minerarie che hanno emozionato tutti i presenti. Il Sindaco di Monticiano e il Sindaco di Murlo hanno partecipato alla cerimonia, aggiungendo il loro sostegno e la loro solidarietà al tributo ai minatori.

La cerimonia è stata anche caratterizzata dalla presenza del Comandante della Stazione dei Carabinieri di Chiusdino, Luogotenente Francesco Spinella, e del dirigente di Enel Green Power, ingegnere Francesco Lazzeri, la cui presenza ha rappresentato il legame intrinseco tra le due attività minerarie, ossia quelle estrattive svolte in passato e quelle geotermiche attualmente in essere.

Successivamente, il parroco Don Vito ha benedetto la Statua di Santa Barbara, patrona dei minatori, simbolo del sacrificio e della dedizione al lavoro.

Le letture commosse delle figlie dei minatori, organizzate dalla biblioteca comunale e dalla sua presidente Lucia Da Frassini, e i canti del coro dei minatori di Santa Fiora hanno aggiunto un tocco di emozione alla cerimonia, coinvolgendo le centinaia di persone presenti.

La giornata è stata resa possibile grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini che ha proposto l’iniziativa e che ha lavorato fattivamente per la buona riuscita della stessa, allestendo anche all’interno della biblioteca materiale video e fotografico ed esponendo strumenti usati dai minatori nel loro lavoro.

Il Comune di Chiusdino ringrazia le numerose associazioni di volontariato attive sul territorio e tutta la popolazione presente e che ha collaborato alla realizzazione dell’evento, testimoniando la forza della solidarietà e senso di appartenenza alla comunità.

L’evento ha rappresentato non solo un momento di celebrazione, ma anche di riflessione sul valore del lavoro e del sacrificio, e sulla necessità di preservare e onorare la memoria delle generazioni passate.

Abbiamo raggiunto telefonicamente una delle figlie dei minatori che sono intervenute all’evento Michela Da Frassini:

“Ringrazio veramente tanto l’amministrazione comunale che con il consiglio comunale straordinario di domenica 10 marzo ha intitolato un luogo, i giardini delle ex scuole medie di Chiusdino, ai minatori sottolineandone l’importanza con una statua dedicata a Santa Barbara Patrona dei Minatori ed un vecchio carrello delle miniere.

In questo modo ha dato un’identità alle emozioni provate domenica, e lasciato un segno tangibile e perenne nella memoria collettiva di un luogo come Chiusdino, molto legato alla storia dei minatori.

All’evento siamo intervenute noi figlie di minatori con delle letture dedicate proprio alle storie della dura vita in miniera e dei sacrifici che hanno dovuto affrontare i nostri genitori, che hanno portato benessere a noi ed a questa comunità, ma a caro prezzo.

Queste emozioni rese tangibili dall’intitolazione di questo luogo spero che rimarranno sempre a ricordo di uno spaccato di vita, di storia e di cultura di questa comunità e per le generazioni future.

Ricordiamoci che la storia e la cultura sono un patrimonio importante ed è nostra responsabilità tramandarli ai posteri anche quando non ci saremo più.

Per questo ringrazio l’Amministrazione comunale di Chiusdino che ha fatto in modo di creare una “Memoria Permanente” dedicando un luogo ai nostri Minatori”

 

 

 

Di seguito gli interventi letti dalle figlie dei minatori durante la celebrazione di domenica scorsa:

Michela Da Frassini

Angela Fineschi

Claudia Carnesecchi

Tamara Movilli

Vanna da Frassini

Elisa Pepi

Manuela da Frassini

“Il nostro babbo é Giovanni Da Frassini, un minatore.  Nanni, Nanni Bianco da non confondere con Nanni Nero. […] Per tanti anni la sua mansione era stata quella di CARICHINO, preparava l’esplosivo, controllava gli innesti, li collocava nei grandi fori fatti dal boomer e poi lo scoppio, polvere, fumo e caldo tanto, che seccava la gola e murava gli occhi. Poi col la luce fioca dell’elmetto passava a DISGAGGIARE, saliva sulla benna di una pala gigante, fino al soffitto della galleria e con un lungo palo di ferro controllava che non ci fossero sassi pericolanti, per bonificare il passaggio alla squadra che entrava a lavorare.

Un giorno mi ci ha portato alla sua miniera, insieme per mano abbiamo attraversato il piazzale, carichi di orgoglio e soddisfazione, fino al pozzo della gabbia con la ruota gigante e la sirena che avvisava della risalita per il cambio del turno, poi la sala della mensa e le docce con gli armadietti e gli amici di tante burle…CALMI RAGAZZI, OGGI C’E’ LA MIA BIMBA! (Michela Da Frassini)”

 

“I minatori indossavano stivali di gomma e calze di lana grossa fatte a mano dalle donne, utilizzando una lana grezza e robusta, detta unta, comprata da Gigi Poggetti. Quando mio babbo Nello, varcava la soglia di casa dopo una giornata sottoterra, il dolore e il bruciore ai piedi lo assalivano implacabili. La sua pelle, martoriata dalle asperità, implorava di essere consolata. E così, con premura, mia mamma ricorreva ai vecchi lenzuoli, trasformandoli in piccole bende che avvolgeva attorno ai piedi stanchi di Nello. . […] Era un gesto d’amore, una semplice magia pensata dalle donne per alleviare le sofferenze dei loro uomini, un piccolo atto di devozione in un mondo duro e implacabile. (Angela Fineschi)”

 

“[..]E nell’incanto della sera, il cuore del paese si riversava nella sala del cinema, dove il veglione di Santa Barbara prendeva vita sulle note di un’orchestrina e le ragazze indossavano felici i loro abiti da ballo scintillanti e rinnovati per l’occasione. Così, mentre la notte procedeva, noi sospiravamo nell’attesa del nuovo giorno, quando i minatori avrebbero ripreso il loro cammino sottoterra, e noi avremmo atteso il loro il ritorno. (Claudia Carnesecchi)”

 

“[…]Frequentemente mi recavo ad aspettarlo, specialmente quando tornava dal turno delle cinque del pomeriggio insieme agli altri operai, e il suo viso stanco si illuminava di un sorriso caloroso nel vedermi. E il camion degli operai, con il suo fragore metallico, si fermava sempre di fronte al nostro giardino, rendendo quel momento di attesa un canto di speranza e di complicità filiale (Tamara Movilli)”

 

“Era il Natale del 1954, un momento di magia e attesa per Vanna. A Frassini, per la prima volta ,un albero di Natale adornato di mandarini rotondi e profumati e illuminato da una decina di candeline colorate avrebbe reso la cucina di Vanna un luogo di calore e festa . Figlia di Pasquino , un minatore che da anni lavorava nella miniera di Boccheggiano.  […] Il babbo odorava di lavoro, di polvere e i suoi occhi che non avevano visto la luce del sole guardavano con commozione le piccole fiammelle tremolanti delle candeline. La mattina seguente Vanna si alzò e il babbo era di nuovo al lavoro in miniera pronto a regalare alla sua famiglia un futuro migliore pieno di speranza e prosperità. (Vanna da Frassini)”

 

 

“Il 4 dicembre rappresenta un’importante festa dedicata a Santa Barbara, festa dei minatori. Fin da piccola, provavo sempre una forte emozione in quel giorno perché la mattina ci preparavamo con cura per partecipare alla messa, che si svolgeva all’ingresso della rampa dove si ergeva imponente la statua della santa. Questo luogo era una vasta galleria con enormi stalattiti di ghiaccio che scendevano dalle pareti esterne che emanavano un freddo penetrante, ma rendevano l’ambiente suggestivo e impressionante agli occhi di me bambina. Mentre ero lì, immersa in quel gelo non potevo fare a meno di pensare al mio babbo , che indossando il suo elmetto, affrontava quotidianamente le profondità del lavoro minerario. Mia madre ed io rimanevamo a casa, aspettando con ansia il suo ritorno (Elisa Pepi)”

 

 

“Questa miniera mi ha sempre suscitato una certa simpatia, tranne per il turno di notte….Zitte bimbe ….. babbo dorme! Quante risate con gli scherzi che gli facevano i suoi amici: quando dalla cassetta gli spariva il barattolo della marmellata oppure quando gli mettevano un liquido nero al posto dello shampoo . A poco servirono i lucchetti nell’armadietto o alla cassetta di latta, così gli scherzi continuarono e con loro il nostro divertimento e anche se brontolava, il primo a divertirsi era proprio lui. La sorpresa più inattesa, arrivò una domenica di maggio, quando ci disse, con un grande entusiasmo, che saremo andati tutti in gita, ad una messa […] “si va alla Messa, ma nn una qualsiasi, questa la fa il Papa. Papa Wojtila é stato un minatore e viene da noi”. Era il 1989 quando ci fu la storica visita del papa Giovanni Paolo II agli operai degli stabilimenti del Casone di Scarlino ed ai minatori della Nuova Solmine di Campiano. […](Manuela da Frassini)

(fonte notizia comune Chiusdino)

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