Oggi, per la rubrica “Qua la zampa”, raccontiamo la storia di Marmellata, un gatto apparentemente schivo ma che in realtà – come tutti gli animali – amava profondamente colei che aveva scelto come padrona e compagna di vita, tanto da vivere nel ricordo di lei, anche dopo la sua dipartita terrena…

Il micio rosso fece un balzo e si fermò sul muro scrostato dell’ingresso, guardandomi dall’alto con la solita circospezione.

Era riservato esattamente come la sua padrona, un cognome straniero sul campanello e il timido buongiorno che ci scambiavamo spesso sulle scale, quando usciva per recuperare il suo gatto.

La signora Pavich (nome di fantasia) aveva affittato da qualche mese l’appartamento difronte al mio: doveva essere in pensione da quello che il suo aspetto e la sua occupazione suggeriva ed, a parte il gatto, viveva da sola.

Qualche volta la veniva a trovare un’amica, una signora bionda e chiassosa che portava sempre qualcosa di buono da mangiare, a giudicare dall’odore che si spandeva nel pianerottolo del condominio; era sicuramente una persona solare, si percepiva dalle risate che si sentivano nell’appartamento, uno dei pochi momenti in cui prendeva vita.

I mesi passarono e la porta dell’appartamento rimase un po’ più chiusa del solito, non incontravo più la silenziosa signora che per le scale mi accennava sempre un sorriso e mi guardava con i suoi limpidi occhi grigi. Il gatto si muoveva nervoso tra la porta chiusa, il muretto ed il balcone, una nostra vicina gli dava da mangiare, il micio rosso andava da lei al bisogno ma poi tornava sempre a miagolare insistentemente verso la porta chiusa.

Chiesi notizie alla vicina e mi confermo’ che purtroppo la signora era  ricoverata da settimane in ospedale: un male implacabile l’aveva colpita.

Un giorno vidi tornare l’amica bionda: stranamente questa volta era più silenziosa del solito. Era accompagnata da un’altra signora che non avevo mai visto, entrarono nell’appartamento della Pavich per uscirne cariche di scatole, valigie, coperte che misero alla rinfusa nella bauliera della vecchia station wagon.

Alla fine, uscirono col trasportino, dentro il micio rosso “purtroppo, la signora non ce l’ha fatta. Era di origini straniere e non aveva nessun parente in Italia, solo una figlia che abita molto molto lontano… mi sembra in Inghilterra; la sua amica invece vive vicino a Volterra, il gatto lo accudirà lei” mi disse la vicina.

Passarono altre settimane, persi il conto ed una mattina presto sentii un miagolio sommesso, lontano…  Tesi l’orecchio per capire se si trattava della mia fantasia oppure era un rumore reale, alzai le tapparelle, mi affacciai dal balcone: sul muretto scrostato del mio palazzo il micio rosso mi guardava.

Ma ci pensi – mi disse Paola la vicina  – il gatto non è riuscito ad accettare la sua nuova casa, ha smesso di mangiare, era sempre nervoso così la signora ha deciso di riportarlo qui, a casa sua… Non si è proprio rassegnato ad aver perso la sua amata padrona! Mi ha chiesto se posso tenerlo io ed ho accettato tanto abbiamo il giardino …. Vieni “Marmellata” andiamo a casa!”:

Proprio mentre scrivo la sua storia,  Marmellata ci ha lasciati ed è andato al Ponte dell’Arcobaleno.

Penso al micio rosso, all’amore che provava per la sua prima padrona ed al fatto che non si è rassegnato nel perderla tornando a cercarla in quella che aveva scelto come casa, penso a tutto l’amore che ha dato alla sua famiglia adottiva e concludo che è proprio vero che gli animali sono la parte migliore di noi.

Ciao Marmellata!

(la storia è ispirata a fatti realmente accaduti)

Giulia Meattini

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