Nelle ultime settimane forse è stato il tema più trattato. Da specialisti, da giornalisti, opinionisti, giuristi e insegnanti ma anche personaggi famosi, docenti universitari, attori e scrittori.

Ovunque e chiunque trova spazio nei media per esprimere la propria opinione in merito. Ma cosa ne pensano i giovani? Come vive una giovane ragazza che si sta affacciando alla vita adulta il fenomeno della violenza? Ne parliamo con Ester, una giovane liceale, che con piacere accetta di condividere con noi le sue paure, le sue riflessioni e perplessità.

“Sarò sincera: vorrei tanto non star scrivendo. Di certo non per pigrizia, né tanto meno perché non bisogna parlarne, ma perché a volte, mio malgrado sento la necessità di porre a me stessa questa semplice domanda: ”Ma perché ?”…e vorrei tanto non chiedermelo. Perché qualcuno dovrebbe violentare, picchiare, aggredire verbalmente, mortificare, devastare, o addirittura arrivare ad uccidere brutalmente un altro essere umano?

Dopotutto fin da piccoli ci insegnano che non si deve usare la violenza, che dobbiamo avere rispetto degli altri, che gli uomini si devono voler bene, che dopo un litigio bisogna fare la pace…ma sarà mica che siamo cresciuti tutti così tanto da scordarcene? A volte, visti gli episodi recenti, sorge quasi il dubbio che noi donne siamo di un’altra specie agli occhi di una parte degli uomini, che ci sia questa divisione sostanziale per cui per noi valgono regole diverse, e per cui sempre più spesso per questa fetta di popolazione noi diventiamo prede, e loro predatori: ma, mi chiedo, non diamo forse noi alla luce la nostra specie, non basta come prova che siamo come loro?

Anche loro sono nati dall’unione di due gameti, uno maschile e uno femminile, e allora perché mai noi dovremmo avere un trattamento diverso, dei diritti diversi? E, non fraintendiamo, non credo proprio che noi donne siamo qui a parlarne perché crediamo che tutti gli individui di sesso maschile siano così, perché sarebbe come ammettere che davvero ci troviamo su due pianeti totalmente differenti, quando è evidente che non lo siamo, ed è proprio per questo che ci battiamo: vorremmo semplicemente che questa fetta di cosiddetti “uomini”, se così si possono chiamare, non si allargasse, perché sarebbe bello se un giorno anzi questa sparisse del tutto, che i femminicidi e la violenza contro le donne non avvenissero più e che arrivassimo a considerarci tutti uguali.

Per arrivare a questo credo serva che tutti ci riflettano, non soltanto noi. Che poi il male si annida ovunque, siamo obiettivi, anche in noi donne, imperfette come ogni essere umano, ma ciò che a noi fa rabbia ed è ingiusto è che troppo spesso veniamo aggredite con la sola “colpa” di essere donne, di avere qualcosa che evidentemente ci rende meritevoli di dover subire di tutto e di più, quando nessuno si meriterebbe tutto questo, davvero nessuno.

Ma perché per qualcuno non dovremmo avere la libertà di vestirci come vogliamo, di uscire con chi preferiamo, di farci una vita? Perché ancora non è scontato per tutti che ognuna di noi è padrona di sé stessa, che possiamo prendere le nostre decisioni senza essere subordinate a nessuno?

Io mi sto affacciando alla vita adesso, e vorrei farlo avendo la sicurezza di avere il diritto di essere libera, sia fisicamente sia psicologicamente. Vorrei che ognuno di noi fosse così sicuro della propria libertà e indipendenza da vivere relazioni umane fatte di scambi, non di appartenenze. Perché mai è così difficile raggiungere questo equilibrio? Io alla fine, come tanti altri, non so dare una risposta a tutti questi “perché” e questo crea un senso di frustrazione immenso, lo stesso che poi porta tante di noi a credere che il mondo stia pian piano diventando tutto uguale e che gli uomini in generale, gli stessi che tante di noi amano e proprio per questo di cui vorremmo fidarci, non siano più degni della nostra fiducia; lo stesso che ci fa essere stanche di avere paura di camminare la sera da sole solo perché “qualcuno” potrebbe arrivare e usarci come merce; lo stesso che almeno una volta a tutte noi ha fatto dire: “Ma perché non sono nata uomo? Sarebbe stato tutto più semplice.”; quando invece, appena ci pensiamo un secondo, ognuna di noi sa che essere donna è una delle cose più belle e emozionanti che possano esserci.

Io ancora sono giovane e forse nel pieno della mia ingenuità, ma nutro la speranza che un giorno possiamo tornare ad avere la totale spensieratezza di quando eravamo bambine, giocare con i maschi come fra bambini alla pari, senza porci tante domande, senza incidenti di percorso, senza lividi da coprire, senza spintoni, senza litigi fermati per sempre a metà dalla morte, senza lacrime da nascondere, per nessuno”.

Grazie Ester per aver condiviso i tuoi preziosi pensieri con noi.

Valentina Cappelli

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