In queste settimane, tutti noi, della redazione di Sienasociale.it, siamo stati impegnati in un concorso per decretare la storia dell’anno tra quelle pubblicate dal nostro quotidiano nel corso del 2023. Abbiamo coinvolto i nostri lettori, in vario modo e in più occasioni, e abbiamo chiesto di  esprimere la loro preferenza offrendo il proprio voto.

Ha vinto la storia di Federica Binelle “Cammino per Tegola, la mia migliore amica” (la potrete leggere sotto).

Mi sono chiesto perché chi ha votato, con oltre 5000 preferenze, ci ha dato un segnale così tangibile: “scegliamo quella storia”. In altre parole, a livello numerico, la scelta e’ apparsa netta nonostante la bellezza e “la ricchezza” delle altre 19 storie. Ho rivolto il mio interrogativo a Cristina Rigacci, psicologa e psicoterapeuta, autentico punto di riferimento scientifico della nostra redazione. La sua risposta mi ha sorpreso. Eccola.

Prima di tutto credo che abbiamo vinto un po’ tutti perché, a priori e a prescindere, l’iniziativa ha visto la partecipazione di tante persone: chi ha dato forma a queste storie (gli autori o le autrici) intente a promuovere – quasi come le mamme fanno con i figli – le “loro creaturine”; i protagonisti delle storie stesse ma soprattutto il pubblico dei lettori che davvero hanno partecipato in massa: giunti circa 10.000 voti.

Mi sono chiesta perché un’iniziativa del genere possa aver avuto un così largo riscontro e mosso tutte le persone sopracitate a partecipare così massivamente.

Tralasciando volutamente quel tratto personologico (o spinta comportamentale), insito in ognuno di noi, che ci porta a trarre piacere dalle vittorie e a godere delle stesse (Liotti, 2005; Tirel, 2018), mi piace pensare che il successo di tale iniziativa vada attribuito al fatto che essa è stata, a tutti gli effetti, un’esperienza di condivisione e compartecipazione di tutti gli attori in scena in questo particolare evento. E noi sappiamo che la motivazione e il piacere per la condivisione caratterizza l’essere umano sin da bambino (Camaioni, Perucchini, Bellagamba & Colonnesi, 2004) ed è radicato in noi in quanto siamo “animali sociali” e pertanto entriamo in relazione con gli altri al fine di soddisfare il nostro originario bisogno di appartenenza (Baumeister & Leary, 1995).

Un’esperienza umana, un accadimento, un qualcosa che facciamo acquista una valenza diversa e risulta emotivamente più gratificante se c’è o offre un godimento condiviso della stessa (Crocetti, 2020). Il concorso delle storie, penso, sia stato proprio questo un’esperienza condivisa e goduta da molti che, infatti, hanno reso effettiva al meglio la loro partecipazione. Del resto lo sappiamo…….

Nessuno basta a sé stesso…….

Ogni premio e riconoscimento individuale non ha senso se non è il frutto di di una condivisione.

Ogni vita è piena di sventure ma anche di infinita bellezza e il nostro non può essere che un gioco di squadra

(Gigi Proietti dal film “Il Premio”)

Ma, premesso quanto sopra, come già accennato, c’è una storia che ha ottenuto un numero maggiore di preferenze. E’ la storia di una ragazza che prosegue la sua attività di volontariato in nome e per conto di un’amica defunta di cui lei porta con se certi aspetti tra cui, nel piano più concreto e comportamentale, anche l’attività di volontario clown. Come già detto in precedenza tutte le storie che erano in gara, secondo me avevano un file rouge comune. Mi sono quindi chiesta perché la storia di Federica e Tegola potesse aver colpito più di altre anche simili cioè che parlavano comunque di persone care venute meno. Non so se le mie riflessioni possono essere giuste in assoluto ma una mia risposta credo di averla trovata.

Per come è stata raccontata e poi scritta, si capisce bene che questa non è solo la storia di un’amica che ha vissuto il lutto di una persona a lei cara. A mio modestissimo parere, leggendo, si intuisce molto bene che per Federica, Tegola è diventata quello che noi psicologi psicodinamici chiamiamo “oggetto interno” cioè “un’esperienza inconscia o una fantasia di un oggetto concreto fisicamente situato dentro l’Io (il corpo), che possiede motivazioni o intenzioni proprie nei confronti dell’Io e degli altri oggetti” (La Scala, 2022). Detto altrimenti, il rapporto tra Tegola e Federica si è così tanto radicato nel profondo di quest’ultima da muoverla e orientarla nel suo presente; non è solo un’esperienza del passato ma diventa presente, o meglio, si riattualizza nel presente perché la stessa Federica “l’ha fatta sua” nel più ampio senso ciò possa significare, rendendola, appunto, sempre presente. Non a caso infatti, penso….. Federica “cammina per Tegola”: quindi non al passato ma nel presente e in questo cammino ci vedo una continuazione del percorso che le due avevano iniziato insieme e continuano a fare con la sola differenza che Tegola non è accanto a lei ma dentro di lei e, questo, forse, le permette di camminare se non meglio sicuramente diversamente!! Come ci insegna il grande Winnicott (1971) – che ha ri-elaborato e ripreso le originarie teorie sull’oggetto interno sviluppate dalla Klein – sono le caratteristiche effettive degli oggetti esterni (nel nostro caso Tegola) all’origine della creazione di quelli interni e che guidano la persona che li interiorizza (nel nostro caso Federica) nel suo muoversi nel mondo.

Quindi, in definitiva se penso a Tegola e Federica, mi è possibile affermare che la loro storia offre l’esemplificazione più evidente di come, nonostante il lutto e la perdita, niente è dimenticato per sempre; che ciò che più non è, in realtà continua ad essere nel suo incessante ritorno. E si può andare avanti anche arricchiti da ciò che quella perdita ha sedimentato in noi.

“I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Questi tre tempi sono nella mia anima e non li vedo altrove. Il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l’attesa.”

SANT’AGOSTINO

Cristina Rigacci

Il nostro quotidiano Sienasociale.it, domenica prossima, conferira’ a Federica Binelle il premio consistente in un’opera d’arte di Catia Prosperi 

“Cammino per Tegola, la mia migliore amica” la storia di Federica

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sulle attività delle Associazioni del Territorio Senese

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi