A Siena (ma anche in molte altre città e località), sin dal Medioevo, si computava l’anno cominciando non dal 1 gennaio ma dal 25 marzo, ossia dal giorno dell’Annunciazione. Il 25 marzo, dunque, giorno dell’Annunciazione a Maria è il primo giorno del nuovo anno.

Nella nostra città il Capodanno veniva festeggiato in vari modi. Girolamo Gigli, nel suo Diario Senese, siamo nella seconda metà del Seicento, descrive il rituale in maniera puntuale: si inizia con la donazione dei ceri alla chiesa della Santissima Annunziata da parte del Comune, questo per solennizzare la festa dell’Annunciazione a Maria.

Sempre al Santa Maria della Scala le grance (cioè le fattorie di proprietà dell’ospedale) presentavano le loro maestranze e venivano esposte nella cappella del Manto le Sante Reliquie (di proprietà del Santa Maria: si andava da una scheggia del legno della Santa Croce e al Sacro Chiodo ad un dito del Beato Ambrogio Sansedoni) alla devozione di tutti i senesi.

A Palazzo Pubblico si teneva, invece, la cerimonia di passaggio del testimone del “potere”. Scrive Gigli: a Capodanno nel Palazzo Pubblico di Siena “si dà la mattina il possesso al nuovo Senato ( …) Ascoltano nella cappella del Palazzo unitamente la messa i Signori del precedente bimestre e i nuovi” e uno dei Signori che stanno lasciando la guida della città “dà le consegne” ai nuovi raccomandando come governare a quelli che stanno entrando in carica e dopo avviene la consegna dello scettro e degli anelli che sono i simboli del governo della città. Terminato il rito i Signori e i nobili presenti si portano tutti al duomo per rendere grazie a Maria “protettrice della città”.

Era, dunque, un Capodanno religioso (l’Annunciazione è l’inizio della storia cristiana) e un Capodanno civile.

Tutto cambiò quando nel 1749 l’imperatore Francesco di Lorena, granduca di Toscana, riformò il calendario, ingiungendo che in tutto il suo Stato dovesse essere usato un criterio unico, uniformato a quanto era già stato fatto in alcune realtà fuori d’Italia. Per Siena questo significò calcolare l’anno a partire dal 1 gennaio, come, per la verità, si faceva ormai da secoli per computare la maggior parte degli esercizi finanziari delle principali aziende e compagnie commerciali. Così dal 1 gennaio 1750 si cominciò a computare il calendario secondo il nuovo stile, introducendo anche l’attuale calcolo delle ore, novità tanto rilevanti che si pensò di pubblicizzarle affiggendo una lapide, ancora oggi leggibile, sulla facciata del Palazzo Pubblico.

Dal 2013 a Siena si è ripresa la tradizione di ricordare il “Capodanno Senese”, una richiesta venuta soprattutto dal mondo delle Contrade. E questo non accade solo a Siena. A Pisa si festeggia il “Capodanno pisano” fin dagli anni Ottanta del secolo scorso ed è legato al rituale cittadino più importante: al gioco del Ponte. Quindi, non a caso, è questo un modo per ricordare, il proprio passato legato a quelle che sono, nelle varie città, le tradizioni più radicate e importanti di quella comunità civica.

Ma oggi che è il 25 marzo perché non ci sono festeggiamenti? Quest’anno l’Annunciazione cade all’inizio della settimana Santa e nel calendario liturgico esiste una tabella delle” precedenze” che implica il fatto che ci sono delle solennità e delle feste in giorni particolari che hanno la precedenza sugli altri secondo un rigoroso ordine rigoroso. L’Annunciazione a Maria è una solennità ma cade appunto nella settimana Santa e le festività di questi giorni che culminano nel Triduo Pasquale hanno la precedenza.

La solennità del 25 marzo e dell’Annunciazione viene dunque spostata al primo giorno “utile” ovvero dopo la settimana di Pasqua e quella successiva, dell’ottava di Pasqua.

Ed ecco che si arriva al giorno scelto per la celebrazione dell’Annunciazione cioè l’8 aprile a cui si sono unite, a Siena, per decisione dei Capitani delle Contrade e del Comune anche quelle del Capodanno senese.

E dunque: consideriamo l’antico capodanno oggi, oppure decidiamo che “quest’anno” saremo tutti più giovani?

Maura Martellucci

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