Qualche giorno fa mi ha scritto su Facebook una mamma, per chiedermi “Come si fa”.  Mi racconta che ha letto della mia storia e di mio figlio Lorenzo e ha deciso di contattarmi, con un messaggio dolcissimo al quale pensava non rispondessi. Il suo nome è C.

Disperatamente mi chiede “ Come si fa”. A tornare alla vita, a riprendere i contatti con le persone senza sentirsi a disagio,  a tornare a lavoro, a progettare di nuovo una vacanza, a lasciarsi andare in un abbraccio, ad abbozzare un sorriso.

“Come si fa” a sopravvivere, dopo la perdita di un figlio. Lei ha perso il suo bambino, in una dinamica simile alla mia, tre mesi fa.

Ho deciso di risponderti oggi cara C., in un giorno per me importantissimo. Oggi, esattamente quattordici anni fa, ho sentito gli ultimi movimenti di Lorenzo. Per me “oggi” rappresenta infatti il suo “compleanno” e quest’anno, con l’occasione, ho deciso di celebrare la forza delle donne che chiedono aiuto, delle mamme che riescono a farcela, nonostante tutto.

Sono stati anni durissimi cara C., non voglio addolcirti una realtà crudele. Ma tu capisci cosa intendo dire, non servono troppe parole. Ti dico solo che arriverà un giorno, del tutto all’improvviso, in cui non ti sentirai più in colpa per quella risata che ti è scappata, per la serenità nel guardare un tramonto, per la voglia di pensare al futuro, per l’amore con cui stringerai il figlio che arriverà, perché arriverà, e avrà prepotentemente bisogno di te.

Tutto questo arriverà dopo essere scesa all’inferno. Non esistono scorciatoie, non si gestisce questo dolore. Ti devi lasciar travolgere, calpestare, trafiggere. Non aggrapparti a niente, non servirà. Nel momento in cui penserai di aver toccato il fondo probabilmente ancora la discesa non sarà finita.

Ricordo che c’erano giornate in cui mi svegliavo con la gola chiusa. Come se qualcuno o qualcosa mi impedisse di respirare. Mi aiutava salire in macchina e urlare, tutto il mio dolore, da sola, dove nessuno poteva sentirmi. Dopo stavo un po’ meglio. Oppure quelle notti, e sono state tante, in cui sentivo Lorenzo piangere. Ho iniziato così a scrivere, nel buio della casa, su quel divano bianco. Il senso delle cose arriverà anche per te, C. Fatti aiutare, ma fallo solo nel momento giusto. Giusto per te. Non accelerare i tempi. Esiste una parentesi temporale in cui non ti sentirai pronta, di parlare di lui, della voragine che ti ha lasciato, di quanto la vita non ti interessi più. Io accettai di vedere una specialista dopo pochi giorni dalla sua morte, dietro le pressioni dei miei familiari. Ricordo che , mentre lei parlava,  io la guardavo e pensavo “ma che ne sai te di quello che provo, tu stasera vai a casa, addormenterai tuo figlio o guarderete la televisione insieme, domani lo porterai a scuola e lo saluterai con un bacio sulla fronte..” con rabbia interruppi il percorso al terzo appuntamento.

Lei ovviamente non aveva responsabilità. Anni dopo un’altra psicologa, Laura, che spero mi stia leggendo, sarebbe diventata il faro delle mie settimane. Un appuntamento, il nostro, di cui sentivo profondamente il bisogno, uno spazio tutto mio dove poter dire quello che provavo senza il timore di far del male a qualcuno.

Si vuole morire ad un certo punto, lo so benissimo. La ricordo sulla pelle quella sensazione. E non la puoi raccontare, uccideresti le persone che ti stanno vicino e che vivono per vederti di nuovo sorridere. A lei invece raccontavo tutto, per ore.

Ci sarà un momento C. in cui sentirai di nuovo la vita, te lo prometto. Datti tempo. Dai tempo a chi ti sta faticosamente accanto di trovare il modo per starti vicino, nel modo giusto, senza invaderti. Dai un senso al tuo dolore. Ascoltati, perdonati. Non è colpa tua quello che è successo, a volte la natura è crudele.

Piangi, urla, disperati. Non sforzarti, non tollerare. Non circondarti di persone tossiche. Ti assicuro che un giorno anche tu riprenderai a respirare. Imparerai a vedere tuo figlio in una farfalla che si posa inaspettatamente sul tuo braccio, in una stella cadente di metà agosto, in quel merlo che ti arriva vicino e ti guarda, senza paura.

Lo troverai nella bellezza di un fiore che sboccia sul cemento, in un tramonto che ti toglie il respiro. Ti verrà da sorridere, vedrai. Ti sentirai in pace, con te stessa e con il mondo che ti circonda. Il vuoto non va riempito. Quello è il suo posto, custodiscilo gelosamente.

E un giorno quando amerai di nuovo, non sarà amore tolto a lui. Sarà amore, anche per lui. Capirai allora il valore della parola “per sempre”. Da lì, dal tuo cuore, nessuno potrà portartelo via.

Se avrai paura e ti sentirai sola, chiamami. Ti passo a prendere e ce ne andiamo al mare. L’orizzonte esiste C., lo guarderemo insieme.

Valentina Cappelli

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sulle attività delle Associazioni del Territorio Senese

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi