Leticia Colli con suo padreLeticia Colli con suo padre

Pubblichiamo la bellissima lettera che ci ha inviato Leticia Colli. Una volontaria “speciale” figlia del governatore della Misericordia di Castellina Scalo (Siena) . Del proprio ruolo a servizio della comunità dice: “il volontario anche in quelle poche ore di servizio diventa un ascoltatore, un custode di parole dette e non“.

Leticia Colli
Leticia Colli

Mi chiamo Leticia Colli, nata a Santa Cruz in Bolivia il 27-03-1997. Sono stata adottata all’età di 3 anni e mezzo da una famiglia italiana composta da babbo, mamma e due fratelli più grandi.

Non ho alcuna memoria legata ai primi anni di vita vissuti in orfanotrofio, delle volte penso di essere riuscita a “raccogliere” qualche ricordo, qualche volto sfocato, ma molto probabilmente sono solo le immagini delle videocassette prodotte dai miei genitori  quando vennero in Bolivia.

Non è raro ritrovarsi in famiglia e lasciarsi andare alle storie vissute in una terra così lontana per una famiglia di un piccolo paese senese. I miei genitori, specialmente mia madre che custodisce con estrema cura e amore tali ricordi, mi hanno sempre detto che la loro decisione inizialmente non fu compresa da molti concittadini; in fondo non erano ancora gli anni 2000 e gran parte dei paesani erano persone molto semplici e legate alla propria terra natale che in molti casi avevano sempre vissuto nelle campagne toscane.

Per questo, la decisione di due genitori che avevano già due figli, di andare in una paese del terzo mondo, a migliaia di chilometri di distanza, per andare ad adottare una figlia fu colta con grande curiosità.

Sono stata accettata fin da subito dalle persone del paese, non ho mai avuto problemi di integrazione e tanto meno ho subito atti di discriminazione. Una delle mie grandi fortune è l’aver avuto due fratelli più grandi che mi hanno sempre educato e protetto. I miei genitori sono sempre stati presenti per ciascuno di noi, ma posso dire con certezza che la loro presenza mi ha permesso di avere alcuni modelli comportamentali da seguire e rispettare.

Con mio padre ho un rapporto molto stretto che si è pian piano rinforzato nel corso degli anni. Mi ha sempre portato con sé e, dal momento che già negli anni 2000, era un volontario della Misericordia sono stata una frequentatrice già dalla tenera età.

Ho dei bei ricordi legati alla confraternita, sia per quanto riguarda le cene fra volontari, sia per quanto riguarda le attività di gruppo.

Diventata maggiorenne ricordo di aver fatto i miei primi servizi e la sensazione di gratitudine che provai le prime volte nei confronti delle persone che accompagnavo non mi ha mai abbandonato. Fare volontariato credo sia un’esperienza che tutti quanti dovrebbero fare almeno una volta nella propria vita. Si tratta di donazione.

Donare se stessi all’altro, donare del tempo ad un’altra persona per il puro semplice piacere, senza nessun tipo di tornaconto.

All’inizio i servizi prevedevano di portare persone con disabilità nelle varie strutture di riferimento per le attività giornaliere, situazioni che hanno sicuramente solleticato la mia curiosità nei confronti della comunicazione ed educazione delle persone con disabilità a tal punto da scegliere come indirizzo universitario “consulenza pedagogica per la disabilità e la marginalità”.

Durante i servizi, durante la relazione che si instaurava con coloro che usufruivano della Misericordia, mi rendevo conto di quanto fosse fondamentale l’approccio educativo, questione approfondita ulteriormente grazie agli studi universitari. La relazione educativa, che sia con persone con disabilità, in situazioni di marginalità o di bisogno dovrebbe coltivare in sé la volontà di accompagnare e riconoscere, anche se per poco tempo, l’individuo nella sua interezza; il volontario anche in quelle poche ore di servizio diventa un ascoltatore, un custode di parole dette e non.

Il primo lockdown del marzo 2020 è stato fattore testimoniante del sentimento di unione e di voglia di porgere la propria mano a chi avesse bisogno. Avendo conseguito il corso di secondo livello nelle emergenze con mio padre, abbiamo potuto salire sulle ambulanze e fare i servizi d’emergenza covid.

Confrontandosi con gli altri volontari delle confraternite del territorio ci siamo resi conto di quanto la presenza del volontario fosse fondamentale non solo nel contesto emergenziale, ma anche nel contesto domestico.

Mio padre, insieme a molti altri volontari hanno attivato diversi servizi: “telefono amico” garantendo vicinanza a quelle persone, spesso anziane, che vivevano sole chiuse in casa giorno e notte a causa delle norme restrittive; “spesa a domicilio” per coloro che si trovavano in quarantena e dunque impossibilitati a provvederne da soli. A tal riguardo, venivano dunque raccolte tutte le richieste dei cittadini bisognosi e un volontario per famiglia andava a reperire la spesa nel supermercato più vicino.

Oltre a questi servizi molti altri, ma quello che ha ingrandito la “famiglia” è stata la donazione delle persone nei confronti degli altri: si è verificato un enorme senso di solidarietà che ha dato speranza e vicinanza in uno dei momenti più difficili degli ultimi anni dal punto di vista psicologico.

In conclusione vorrei sottolineare la grande ammirazione per il lavoro che sta conducendo mio padre. Sicuramente da un lato le mie parole saranno dettate dall’affetto che nutro in quanto figlia, ma assumendo un punto di vista piú oggettivo, mi rendo conto di quanto sforzo stia facendo mio padre, insieme ad altri volontari della confraternita, nel rendere la Misericordia un ente presente nel territorio al servizio della comunità.

Nell’ultimo anno sono stati inoltre reclutati e avvicinati molti giovani ragazzi di Castellina Scalo al fine di rendere la confraternita un luogo adatto a tutte le età. A volte lo prendo in giro dicendo che ha adottato nuovi figli e nonostante dica che non sia vero credo che mio padre sia una persona fatta per stare a contatto con l’altro, è una persona fatta per ascoltare, accogliere e progettare insieme a chi gli sta di fronte un percorso che possa tornare utile in un futuro, non solo al singolo individuo ma all’intera comunità.

Leticia Colli

Leticia Colli con suo padre
Leticia Colli con suo padre

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