Il ruolo del Servizio Sociale in armonia con la nuova pratica della Mediazione Familiare: traghettatori ed informatori.Di particolare interesse è il confronto tra l’attività svolta dall’assistente sociale e quella posta in essere dal mediatore familiare.

Sono compatibili? In che modo possono apportare il loro sostegno nella fase della separazione? Del pari: come delineare i confini che separano il ruolo di queste due figure professionali, marcandone le differenze, evitare che si sovrappongano in quello che è probabilmente il momento più delicato nella vita di coppia?

All’origine di tale confronto, vi è sicuramente la specificazione del quadro normativo. Mentre, il sistema assistenziale ha la sua disciplina quadro nella l. n. 328/2000, per la mediazione familiare l’anno della svolta non può che essere il 2013. In quel medesimo anno, per l’appunto, entra in vigore la legge datata 14 gennaio, n.4, in tema di regolamentazione delle professioni non organizzate in Ordini e Collegi, grazie alla quale è stato possibile attuare una serie di azioni volte alla acquisizione di uno status professionale (Dalla Lena & Farinacci, 2021).

In questo contesto il mediatore è definito professionista terzo imparziale con formazione specifica. Interviene, quale figura terza, in un ambiente neutrale e in totale autonomia, nel percorso di riorganizzazione delle relazioni familiari nei casi di cessazione di un rapporto di coppia a qualsiasi titolo costituita.

Ancora, si adopera affinché i genitori raggiungano in prima persona accordi direttamente negoziati, rispetto ai bisogni e interessi da loro stessi definiti, con particolare attenzione ai figli e al fine del mantenimento della comune responsabilità genitoriale e dell’esercizio congiunto della stessa (Ibidem, 2021).

Già in questo stadio, è possibile dare una risposta ad alcune delle domande poste nelle prime righe. Prima di tutto, risulta necessario specificare se il mestiere di assistente sociale sia compatibile o meno con l’attività svolta dal mediatore familiare.

Secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento, non risultano incongruenze pur rimanendo essenziale delimitare le opportune differenze tra le due figure professionali.

L’obiettivo della mediazione familiare non è infatti, l’eliminazione degli effetti del conflitto, bensì la accettazione/comprensione del suo significato che passa attraverso lo “stare” nel conflitto per lavorare sulla evoluzione della crisi, attraverso la rimodulazione delle relazioni familiari e la (ri)costruzione della comune responsabilità genitoriale

Per realizzare un traguardo di così vasta portata, non è sufficiente l’esclusivo contributo apportato dal mediatore familiare. Il coordinamento e collaborazione con tutti gli altri professionisti presenti sulla scena del divorzio non possono che essere fondamentali.

In questo frangente, il ruolo del servizio sociale assume, ancora una volta, primaria importanza. Gli assistenti sociali rappresentano, infatti, una delle principali fonti di informazione per la coppia in conflitto, grazie alla relazione di fiducia che essa ha nei loro confronti (Marzotto, 2021)

Fondamentale, risulta, in tal senso creare appositi spazi di informazione per quelle coppie ancora ignare della mediazione e delle finalità da essa perseguite. In questo senso, lungimirante è il progetto ideato presso la IX Sezione Civile del Tribunale di Milano volto alla creazione di uno “Spazio informativo sulla mediazione familiare”.

Ogni giorno, decine di coppie vivono la crisi del loro progetto comune, il fallimento di quella famiglia nella quale hanno investito, che ha portato alla costruzione di una vita insieme, di una casa comune, a generare figli.

Al fine di dare una risposta a bisogni sempre più imminenti, verso la fine del 2017 il Tribunale di Milano unitamente al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano, al Centro Civico GeA Irene Bernardini del Comune di Milano e al CMCmf – Coordinamento milanese dei centri di mediazione familiare, ha dato avvio a un tavolo di lavoro che ha portato, nel marzo 2018, alla nascita dello Spazio informativo della mediazione familiare, con sede all’interno del Tribunale di Milano.

Il segnale che il Tribunale di Milano ha voluto inviare, in coordinamento con gli operatori del settore, è la assoluta fiducia nella mediazione familiare, la quale non è preposta solamente alla risoluzione del conflitto, bensì è uno strumento finalizzato a ritrovare il dialogo, recuperare quella collaborazione necessaria per l’esercizio effettivo di una genitorialità condivisa, rasserenare i figli, crescergli nel rispetto dei loro bisogni e dei loro diritti (Cattaneo & Farinacci, 2021).

Se, come dice Vittorio Cigoli la mediazione costituisce in sé un paradosso, l’istituzione di uno Spazio informativo all’interno del Tribunale è proprio la manifestazione di tale paradosso.

Infatti, la mediazione si basa su una libera e autonoma scelta, eppure occorre conoscerla e conoscerla in maniera efficace, al momento giusto. Si potrebbe anche dire che occorre incontrarla proprio in quanto è di un incontro che si tratta. E tale incontro avviene nel luogo ove le persone portano lo scontro (Marzotto, 2021)..

Pertanto, se si assegna al mediatore familiare il ruolo di traghettatore, di colui il quale ha il compito di favorire lo sviluppo della cogenitorialità, della attuazione del piano genitoriale, altrettanto affascinate risulta attribuire all’operatore del servizio sociale la veste di informatore.

Tuttavia, non un informatore passivo, delegato a mero “centralinista” del primo. Bensì, vero attore co-protagonista tra i professionisti che operano sulla scena della separazione della coppia, apportando il suo contributo quanto mai prezioso e necessario.

Analizzando il pensiero di una delle Pioniere della Mediazione Familiare, Prof.ssa Costanza Marzotto (lei stessa operatrice nel campo dei servizi sociali), l’auspicio che ne deriva è di poter proseguire sulla strada che porta ad un consolidamento del ruolo dell’assistente sociale quale informatore attivo, protagonista sulla scena della separazione della coppia, testimone della necessità di realizzare nuovi servizi al fine di affrontare le problematiche inerenti al divorzio.

La mediazione familiare stessa è nata contemporaneamente da nuovi bisogni di “famiglie in transizione” e di professionisti che erano alla ricerca “di un altro modo di fare” (Babu et al, 2021). Adesso, nuovi attori sono inevitabilmente protagonisti nella fase della separazione, nuove figure professionali, nuovi traghettatori, informatori, pronti a rispondere ad esigenze di una società in continuo cambiamento.

Salvatore Infantino

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