Raccontare questa storia volendo dare la giusta importanza ad ogni persona coinvolta non è semplice.

Si può dire che la trama inizia a Prato, dove “cenci” di ogni genere vengono recuperati e impacchettati: si tratta di pezzi di tessuti, anche di alta qualità, e scarti della produzione tessile, industria di storica importanza della città di Prato.
Da qui, dopo averli raccolti e selezionati, Antonella e Fabrizio li spediscono verso quella che sarà la seconda, ed essenziale, tappa del loro viaggio.

Arrivati a Palermo, questi scarti finiscono tra le mani di Nunzia, insegnante, ma ancor prima sarta. È lei che a questo punto si occupa di dar loro vita.

Queste stoffe diventano in primo momento soprattutto turbanti, destinati alle donne in cura chemioterapica in diversi ospedali, soprattutto in Sicilia, ma anche in Toscana.
Diventano presto un simbolo di vicinanza alle lotte personali, una decorazione per valorizzare un corpo che sta cambiando.

Se Nunzia la Rosa, inizialmente da sola, ma presto supportata da numerose compagne di viaggio, non avesse avuto l’idea di realizzare queste piccole opere d’arte senza chiedere nulla in cambio, ora quei tessuti rimarrebbero rifiuti, scarti. Invece riescono a far sentire vicinanza ed accompagnare ognuna nel proprio percorso di cura.
In questa storia compaiono tante persone che hanno deciso di mettersi in gioco, regalando agli altri il proprio tempo e il proprio talento per realizzare manufatti utili e bellissimi.

Entrare in contatto con persone che hanno messo in piedi un progetto di questa portata riempie di fiducia, e di voglia di fare la propria parte in questa trama.

Ma non è solo questo, come se da solo fosse poco.

A Palermo alunne e alunni delle scuole A. Gabelli, D. Dolci e F. Scaduto iniziano a voler essere parte di questo progetto.

Studenti che, ogni giorno, osservano e apprendono dalle loro insegnanti valori che spesso vengono tralasciati.

Questi ragazzi e ragazze hanno come modelli di riferimento persone che insegnano loro come abitare il mondo, e questo dà qualcosa in più nella vita.

Quanta importanza ha il fatto che Sara abbia deciso di contribuire a questo progetto con ciò che sa fare meglio?

Gli orecchini che arrivano confezionati insieme ai turbanti non sono solo accessori da indossare, ma rappresentano l’insegnamento che Nunzia, e altre insegnanti come lei, sono riuscite a trasmettere a questi ragazzi: l’importanza di prenderci ancora cura gli uni degli altri.

Nunzia confeziona anche abiti, accompagnata da una rete di persone che, come lei, riconoscono il valore di mettersi a disposizione dell’altro.

L’8 luglio ci sarà una sfilata solidale a Mondello. Oltre ad ammirare meravigliosi abiti fatti a mano, tutti potranno supportare la catena di donazioni di turbanti, borsette porta drenaggio e gioielli, che rimane, e rimarrà sempre, un progetto portato avanti per il semplice gusto di regalare il proprio tempo.

Martina Gentile 

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Dalla Sicilia alla Toscana: la storia dei turbanti per donne sottoposte a chemioterapia

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